satiro1
sàtiro1 s. m. [dal lat. saty̆rus, gr. σάτυρος]. – 1. Figura mitologica dell’antica Grecia e del mondo letterario greco-romano, immaginata e rappresentata come un essere che, al corpo e alle membra umane, unisce elementi animaleschi quali orecchie, coda, zampe e talvolta brevi corna caprine; inteso come la personificazione della vita della natura, vive nei boschi o comunque in ambienti naturali selvaggi ed è caratterizzato da sensualità, aggressività e lascivia: a fronte a fronte, Un s. villan noi le vedemmo, Che di legarla pur allor finia (T. Tasso); Il cornuto Pastor co’ suoi Selvani [= Silvani], Co’ suoi Satiri e Fauni a lui compagni, Vengan colle zampogne (L. Alamanni). 2. fig. a. Uomo rozzo, dai modi rustici e selvatici: il s. si anderà a poco a poco addomesticando (Goldoni); anche in funzione di agg.: un giovane di grazioso aspetto, benché agreste e s. (Boccaccio). b. Uomo dalla morbosa sensualità, che cerca di sfogare i proprî istinti sessuali in forme violente e anormali (con allusione alla lascivia tradizionalmente attribuita ai satiri): la ragazza fu aggredita da un s.; è un pericoloso satiro. In usi iperb. e scherz., uomo che verso le donne ha un comportamento particolarmente intraprendente e sfrontato: al vecchio s. piacciono le ragazzine; anche con tono scherz.: lasciami stare, s. che non sei altro! ◆ Dim. satirèllo, satirétto, satirino, satirùccio; pegg. satiràccio.