sanare
v. tr. [lat. sanare, der. di sanus «sano»]. – 1. a. Guarire un male fisico: s. una ferita, un mal di stomaco; restituire alla salute una persona malata o anche un animale: s. un ferito grave, un infermo; con soggetto di cosa: questa pomata sana qualsiasi dolore muscolare. b. Più com. in senso fig., con riferimento a dolori morali: il tempo sana tutti i mali; anche come intr. pron., avere guarigione, cioè scomparire o alleviarsi, trovare conforto: questo dolore si sanerà solo col tempo; la sua pena non si sanerà mai; nell’uso ant., senza la particella pron.: Piaga per allentar d’arco non sana (Petrarca), la piaga non guarisce per il fatto che l’arco, che l’ha procurata, si allenta. 2. Per estens., risanare un terreno, bonificare una zona paludosa o malarica affinché possa essere abitata e coltivata. 3. Altri usi fig.: a. Mettere rimedio, ovviare a una situazione difficile, a un disagio o male sociale e sim.: s. un’ingiustizia; s. la piaga della disoccupazione, dell’alcolismo, della droga. b. Riportare alla normalità e al buon funzionamento la gestione di un’industria, di un ente o di altra attività; riavvicinare al pareggio un bilancio pubblico o privato; colmare un deficit. c. Nel linguaggio giur. e amministrativo, concedere una sanatoria per reati, per mancanze a obblighi e impegni assunti, per irregolarità amministrative e procedurali. 4. ant. o region. Castrare; anticam. riferito anche a persone, oggi rimane nell’uso region. soltanto con riferimento ad animali: s. gli agnelli, i maiali; s. le porcelle significa castrarle ... perché ingrassino meglio, e abbiano carni più delicate (C. Levi). ◆ Part. pass. sanato, anche come agg.: la ferita sembra ormai del tutto sanata; nel paese vi sono ingiustizie sociali non ancora sanate. V. anche sanato2.