sagace
agg. [dal lat. sagax -acis, der. di sagire «avere buon fiuto»], letter. – 1. Di cane che ha odorato fine, che è abile nel seguire e nel ritrovare, guidato dall’odorato, la selvaggina: E qual s. can, nel monte usato A volpi o lepri dar spesso la caccia ... (Ariosto); per estens., anche dell’olfatto del cane: L’astuto lupo ... le sagaci nare Del picciol bracco pur teme (Poliziano). 2. fig. a. Di persona, accorto, perspicace, pronto e acuto nell’intuire e nel valutare i varî elementi di una situazione, nel cogliere l’essenza di qualche cosa: un investigatore s.; un critico s.; e così il s. amante senza costo godé della sua avara donna (Boccaccio); analogam.: prevedere con s. intuito; Ma che non può s. ingegno e molta D’anni e di casi esperïenza? (Parini). b. Di ciò che è detto o fatto con sagacia: una risposta s.; un piano s.; trarre s. deduzioni. Meno com., preparato con maestria: Il farmacista nella farmacia M’elogïava un farmaco s. (Gozzano). Anche, non com., raffinato, squisito: Egualmente mi piace E la rozza bellezza e la sagace (Marino). ◆ Avv. sagaceménte, in modo sagace, con sagacia: rispondere sagacemente; intuire sagacemente la verità dei fatti; prevedere sagacemente un pericolo.