ruvido
rùvido agg. [lat. rūgĭdus, der. di ruga «grinza, ruga»; propr. «grinzoso»]. – 1. a. Che ha la superficie non liscia, non levigata, aspra al tatto: pietra, scorza, corteccia r.; lana, veste r.; m’infilai tra le ruvidissime lenzuola guardando con odio la lampadina accesa (Michele Mari); pelle r., mani ruvide. b. In microbiologia, attributo di colonie batteriche dall’aspetto granuloso. 2. fig. a. Aspro, asprigno: un vino un po’ ruvido. b. Aspro, duro di carattere, soprattutto nei modi esteriori: uomo, funzionario r.; da persona ruvida: maniere r. e spicce; è di modi r., ma ha un cuore d’oro; una risposta ruvida. c. Rozzo, incolto, non raffinato: Ennio ... cantò r. carme (Petrarca); Là tra la ruvida Folla spregiata ... (Giusti); Meglio la vita r. concreta Del buon mercante inteso alla moneta (Gozzano). ◆ Dim. ruvidétto. ◆ Avv. ruvidaménte, raro in senso proprio, più com. fig.: parlare, rispondere ruvidamente; Noi passammo oltre, là ’ve la gelata Ruvidamente un’altra gente fascia (Dante), in modo aspro, rude.