rotta1
rótta1 s. f. [lat. rŭpta, part. pass. femm. di rŭmpĕre «rompere»]. – 1. Rottura. In senso generico è voce ant., viva tuttora nella locuz. avv. a r. di collo, a precipizio, con grandissima fretta: correva, scese le scale a r. di collo; e raram., in senso fig., in rovina, in malora: tutto andava a r. di collo per don Gesualdo (Verga); e nell’espressione fig. essere in r. con qualcuno, aver rotto l’amicizia, troncato le buone relazioni (ant., non com., venire alle rotte con uno): sì, è vero, siamo in rotta: non ci scriviamo nemmeno (Cassola). 2. L’apertura prodotta negli argini di un corso d’acqua dalla violenta pressione dell’acqua per lo più per effetto di una piena: il fiume è così gonfio che minaccia una r.; le r. del Po hanno avuto conseguenze dannose per il Polesine. Con lo stesso termine si indica un analogo fenomeno di rottura, dovuto allo sfiancamento di una parete glaciale (r. glaciale) oppure di una morena, dietro la quale si era precedentemente accumulata una riserva idrica. 3. Sconfitta molto grave, quando i vinti siano dispersi in modo da non essere più in grado di riordinarsi e fronteggiare il nemico: mettere in r. l’esercito nemico; esser messo, fuggire in r.; dopo la dolorosa r., quando Carlo Magno perdé la santa gesta (Dante).