rosario
roṡàrio s. m. [dal lat. rosarium «rosaio», parola a cui si diede sign. mistico nel sec. 13° (perché le preghiere del rosario formano come una corona di rose alla Madonna)]. – 1. a. Preghiera in onore della Vergine, la cui istituzione è attribuita a s. Domenico, ma che forse era praticata già prima dalla pietà popolare; consiste nella recita di 150 Ave Maria, divise in 15 decine, intercalate dalla recita del Padrenostro e del Gloria; a ogni decina si medita uno dei 15 Misteri, ossia i grandi avvenimenti, gaudiosi, dolorosi e gloriosi, della vita del Redentore o della Madonna: dire, recitare il r.; recarsi in chiesa per il r., andare alla funzione del rosario. Della devozione del rosario, largamente diffusa dalle Confraternite del Santo R. che si moltiplicarono sotto l’assistenza dei domenicani, è espressione il culto della vergine o Madonna del R., rappresentato in grandi opere d’arte dell’ultimo Medioevo e del Rinascimento. b. Con valore concr., la filza di pallottoline di materiale vario (chiamata anche corona), 50 più piccole e 5 più grandi (terza parte del r.), che si fa scorrere tra le dita per contare le serie di 10 Ave Marie e gli intercalati Padre Nostro e Gloria: tenere in mano il r.; un r. legato con un cordoncino di seta, con una catenella d’oro; r. di legno, di avorio, di madreperla, di granati, d’argento. Oggetti di culto analoghi esistono anche in altre confessioni e religioni: i monaci di rito greco usano per contare i segni di croce e le genuflessioni una cordicella con cento nodi, i musulmani un nastro con 33 o 66 o 99 palline corrispondenti agli epiteti di Allah. Per la pianta albero del r. (o dei paternostri), v. albero dei paternostri. c. fig. Serie di colpi o di determinate azioni che si succedono a brevissimi intervalli e con una certa regolarità: spari isolati ... oppure rosari di raffiche (Pavese); un r. di maledizioni, di imprecazioni. 2. In medicina, nome dato, per similitudine, a nodosità multiple disposte in successione lungo il decorso di un organo tubolare (per es., il deferente a corona di r., nella tubercolosi del testicolo), oppure a carico di più organi omologhi (per es., il r. costale, costituito da una serie di nodosità sovrapposte, visibili e palpabili sul torace del bambino in corrispondenza del punto di unione tra porzione ossea e cartilaginea delle costole, per lo più sintomo di rachitismo e perciò detto anche r. rachitico), ma riscontrabile anche nello scorbuto infantile (e in tal caso è detto r. scorbutico).