ronda
rónda s. f. [dallo spagn. ronda, e questo dal fr. ronde (nella locuz. à la ronde), che è il lat. rotŭndus «rotondo»]. – 1. a. L’andare in giro in una zona determinata allo scopo di perlustrare, esplorare, ispezionare. Si dice oggi soltanto con riferimento a un servizio armato (servizio di ronda) al quale possono essere destinati due o più militari (in genere tre) di cui uno graduato: r. d’ordinanza, per la sorveglianza e il controllo dei militari in libera uscita o comunque fuori caserma; r. d’ordine pubblico, con compiti di polizia; nella marina militare indica il servizio di controllo organizzato a bordo, di giorno e di notte, mediante apposite pattuglie; nella marina mercantile designa un analogo servizio per la prevenzione degli incendî, obbligatorio su tutte le navi passeggeri. Locuz. particolari: essere, andare di r.; mandare in r. (si mandarono in r. birri che cacciassero gli accattoni al lazzaretto, Manzoni); istituire un servizio di r.; pattuglia di r.; il capo ronda (v. caporonda); fare la r., anche in senso fig., di persone che si aggirano intorno a un luogo aspettando il momento opportuno per entrare, per intervenire, per incontrare qualcuno: i giornalisti facevano la r. intorno all’abitazione del celebre cantante, o davanti al carcere in rivolta; o anche, scherz., di chi corteggia una donna. b. Cammino di ronda, nelle fortificazioni antiche, stretta terrazza che si svolge lungo il perimetro sommitale e che consente a ronde, sentinelle e altri difensori di percorrere tutto il perimetro restando coperti dall’esterno. 2. La pattuglia (o più raram. la persona) che fa la ronda: la r. era costituita da un sottufficiale e da due soldati; le r. stavano uscendo dalla caserma; fra poco passerà la r.; si nascose in un vicolo per non essere sorpreso dalla ronda.