roba
ròba s. f. [dal germ. *rauba «preda» (v. rubare) e «veste»]. – 1. a. In genere, qualsiasi cosa materiale che si possiede (è parola dell’uso fam. e, spesso, di tono pop.): questa è r. mia; è molto geloso della sua r.; non prestare mai la r. tua; non desiderare la r. d’altri (uno dei dieci comandamenti); non è r. rubata; vada la r.; ma almeno siamo in salvo (Manzoni). Con valore collettivo, il complesso di ciò che si possiede, dei proprî beni, mobili e immobili: ha lasciato ai poveri tutta la sua r.; ha dilapidato tutta la r. ereditata dal padre; Lo villanello a cui la r. manca (Dante); fare danno a qualcuno nella persona e nella r.; fare r., acquistare delle proprietà, e, più genericam., fare, accumulare quattrini: rade volte fa r. chi non ruba (prov.); La r., novella di G. Verga, nella raccolta delle Novelle rusticane (1883), che tratta di un contadino arricchito e divenuto schiavo dei suoi beni. b. Con sign. più partic., i mobili, le masserizie e, in genere, le suppellettili e gli arnesi di casa: tutta la r. di casa è della moglie; e assol.: ha la casa piena di r.; ha tanta r. che non sa dove metterla; caricò la sua r. su un autocarro. 2. a. Stoffa, tessuto: di che r. è fatto questo vestito?; r. di lana, di cotone, ecc.; r. buona, fine, grossolana, cattiva, che non si ritira. b. Vestito, indumento: lei, che tutta era stracciata, d’alcuna delle sue r. rivestisse (Boccaccio). In alcuni periodi della storia del costume il termine r. (e l’accr. robone) indicò particolari pezzi del vestiario, come mantelli, cappucci, gonnelle; oggi è termine generico per indicare ogni sorta d’indumenti (abiti, biancheria, ecc.), in espressioni come roba da lavare, da bucato, da rammendare; roba d’inverno, d’estate; radunò le sue poche r. in un cassetto, in una sacca. In partic., roba da (o di) camera (calco del fr. robe de chambre), sinon. ormai disusato di veste da camera, vestaglia. 3. Merce in genere: r. nostrale, estera, comune, rara, a buon mercato, cara, di prima qualità, di scarto; sulle insegne dei rigattieri: si compra e si vende r. usata. 4. a. Spesso, con sign. genericissimo, indica qualsiasi oggetto materiale, o la materia di cui un oggetto è fatto: chi ha messo sul tavolo questa r.?; tutta r. da buttar via; di che r. è fatto? Nel gergo dei tossicomani, è frequente come sinon. di droga: cercare, comprare la r.; è stato ucciso da r. mal tagliata. b. Con determinazioni varie: r. di valore, i gioielli, gli ori, gli argenti, ecc.; r. da mangiare, ogni specie di cibo, di vivanda; spesso assol.: io dovrei mangiare questa r.?; una tavola piena di r. buona, appetitosa; si sentiva sullo stomaco tutta quella roba. 5. estens. e fig. a. Qualsiasi affare, faccenda, compito o lavoro: questo incarico è r. per te; non sono pratico di questa r.; non preoccuparti, è r. di poco conto, da niente; Il suo cervel, Dio lo riposi, ... A questa r. è morto e sotterrato (Giusti). b. Con sign. più generico, spec. nell’uso fam., ogni pensiero, discorso, azione, ma per lo più con intonazione spreg.: solo uno come lui può pensare questa r.; hanno raccontato certa r. sul suo conto!; ma che r. mi stai dicendo!; che r. è questa?; ho sentito parlare dei suoi racconti, ma non so che r. sia; ho visto la commedia: che r.! Con senso più chiaramente e fortemente spreg.: r. da chiodi, da cani, da matti (o da pazzi), anche come locuz. esclamativa, commentando notizie, giudizî, fatti, ecc.; iron., rispondendo a chi fa complimenti eccessivi o profferte di aiuto, ecc., interessate o sospette: troppa r.!; con tono di biasimo: bella r. che mi tocca sentire!; riferito a persona, sempre spreg. (o scherz.): quel tuo amico è davvero una bella roba. Talvolta anche senza intonaz. spreg., riferito a opere dell’ingegno: ha assicurato che l’articolo è proprio r. sua; a me sembra r. copiata; con valore positivo, anche senza determinazioni: un libro, un discorso, una relazione in cui c’è roba (o, più efficacemente, in cui di roba ce n’è), qualcosa di importante, d’interessante, di notevole, di sostanzioso. Nell’uso tosc., ormai raro, avere r. in corpo, tenere dentro di sé, senza volerli esprimere o potersi sfogare, sentimenti di rabbia, rancori, preoccupazioni e sim. ◆ Dim. spreg. robétta, robicciòla; vezz. robina, robettina; accr. robóne m. (v. la voce); spreg. robùccia; pegg. robàccia.