riverenza
riverènza (meno com. reverènza) s. f. [dal lat. reverentia, der. di revĕrens -entis «riverente»]. – 1. a. Sentimento di profondo e quasi timoroso rispetto: sentire, provare, avere, portare, nutrire r. per le persone anziane, per i superiori, per le autorità; è un uomo che ispira molta, grande r.; il suo aspetto suscitava un senso di affettuosa r.; parole, segni, atti di r.; un veglio solo, Degno di tanta reverenza in vista, Che più non dee a padre alcun figliuolo (Dante); riferito a cose: r. per i luoghi sacri, per le tradizioni, per le tombe, per l’abito ecclesiastico; aveano il nome romano in riverenza (Machiavelli). b. Scusandosi di dire parola o frase poco decente o poco rispettosa, con r. parlando, o, semplicem., con r. (ma più com. l’espressione con rispetto parlando); talora, iron.: mi permetta, con r., di dirle che non sono d’accordo con lei. 2. Atteggiamento esteriore con cui si dimostra il proprio sentimento, per lo più inchinandosi profondamente o piegando il ginocchio: fare la r. davanti al re, davanti all’altare; un tempo si educavano le bambine e le signorine a fare la r. per salutare persone anziane o di riguardo; r. profonda, umile, strisciante, affettata. Quindi, ormai ant., al plur., saluti rispettosi, ossequî: faccia le mie r. alla sua signora madre. In medicina, atteggiamento di r., quello proprio dei soggetti affetti da «coxa vara» che, quando vogliono chinarsi in avanti, portano l’arto malato posteriormente fino a incrociare quello sano. 3. ant. Titolo d’onore e di rispetto, riferito spec. a ecclesiastici: Vostra Riverenza mi perdoni. ◆ Dim. e vezz. riverenzina, accr. riverenzóna, solo nel sign. 2 e per lo più scherz. o ironici.