rivalutazione
rivalutazióne s. f. [der. di rivalutare]. – L’azione, l’operazione mediante cui si attribuisce nuovo valore a una cosa, e il risultato che ne è la conseguenza (anche negli usi estens. e fig. del verbo rivalutare): r. di un complesso industriale; r. di uno scrittore, di un pittore. In partic., in econ. e finanza: a. R. della moneta, il contrario della sua svalutazione, l’aumento cioè del suo potere d’acquisto, in genere provocato da deflazione, ma che può anche dipendere dall’aumento dell’attività economica, ferma restando in quest’ultimo caso la massa dei mezzi di pagamento in circolazione: perché la rivalutazione risulti effettiva occorre un’adeguata compressione dei costi e dei prezzi. Si può dare questo nome anche al provvedimento con cui, ultimato il processo di rivalutazione, si ripristina la parità aurea di una moneta, precedentemente abbandonata, sia che si ridìa alla moneta lo stesso contenuto di fino di prima della svalutazione (r. integrale), sia che si fissi il nuovo valore a un livello intermedio (r. parziale). b. Nelle imprese, r. dell’attivo, attribuzione di maggiori valori a determinate attività patrimoniali, in confronto ai loro valori contabili, causati dal processo di svalutazione del modulo monetario, oppure da riserve occulte formatesi per effetto di un accelerato ammortamento; r. per conguaglio monetario, attribuzione di maggiori valori a determinate attività patrimoniali in conseguenza esclusivamente della svalutazione del modulo monetario. Analogo sign. generico potrebbe riconoscersi anche alla locuz. r. di capitale, per quanto questa abbia un proprio sign. specifico nei riguardi delle società, quando alla rivalutazione dei cespiti attivi per conguaglio monetario si fa seguire un aumento formale del capitale sociale.