ritornare
v. intr. e tr. [comp. di ri- e tornare] (io ritórno, ecc.). – 1. intr. (aus. essere) Lo stesso che tornare (ma meno com. nell’uso fam.): r. a casa da un viaggio, dalla passeggiata, dalla messa; r. a lavorare, a studiare; r. a scuola, in ufficio, spec. dopo un periodo di assenza; r. più volte a casa di qualcuno, in un ufficio, andarci ripetutamente; r. su un argomento, su una questione; fra poco ritornerà l’estate, il freddo; mi è ritornata la febbre, la debolezza; il passato non ritorna più; r. col pensiero, con la memoria al passato; r. in sé, riacquistare i sensi o le proprie abituali qualità; r. sulla retta via; più spesso, nel senso di riacquistare una qualità, rimettersi in una condizione, ridiventare: la cura lo ha fatto r. in buona salute; il tempo è ritornato bello; r. giovane, ricco, spensierato. Come tornare, può unirsi a una particella pron. in funzione di dativo etico; in tal caso la forma ritornarsi è ant. o letter. (Sol si ritorni per la folle strada, Dante), mentre ritornarsene è anche del linguaggio familiare. 2. tr. a. Restituire, rendere: mi ha ritornato l’assegno senza riscuoterlo (sign. proprio di alcuni usi region.). b. letter., non com. Far ritornare, ma sempre nel senso fig. di far ridiventare, rimettere: r. in vita un morto; nel primo stato e in maggiore intendeva di ritornarlo (Boccaccio). c. ant. Riaccompagnare, ricondurre: Or l’alta fantasia ... quindi mi guida E mi ritorna ove ... (Ariosto). Volgere indietro: Chi porta innanzi e chi ritorna il piede (Ariosto). ◆ Part. pass. ritornato, anche come agg. nel linguaggio sport., con un sign. particolare: tuffo ritornato (o anche semplicem. ritornato s. m.), tuffo che si esegue alla partenza con la fronte rivolta al trampolino (o alla piattaforma), slanciando quindi i piedi all’indietro e in alto, e all’arrivo volgendo la fronte all’acqua.