ritardo
s. m. [der. di ritardare]. – 1. a. Il fatto di ritardare o di avere ritardato: r. nel venire, nel presentarsi, nel pagare, nell’effettuare un lavoro, nel restituire un prestito, ecc.; spesso assol.: il direttore lo rimproverò per il r.; scusami del r.; questa volta il r. non è dipeso da me; r. involontario, forzato; un lieve o grave r.; con riferimento a cose che non arrivano o non avvengono al tempo giusto o quando si attendevano: r. del treno, della corriera, della posta, del giornale; r. della guarigione; di persona o di cosa, arrivare, venire in r., arrivare, venire in un luogo dopo il tempo prescritto o previsto; essere in r., trovarsi nella condizione di chi ritarda: sei in r. di due ore; questo treno arriva spesso in ritardo. Il periodo di tempo per cui si ritarda o si è ritardato: venne con molto r.; ha pagato con due mesi di r.; riguadagnare il r., aumentando la velocità o diminuendo i tempi di sosta e di fermata. In qualche caso, indugio: occorre provvedere senza r.; un r. potrebbe riuscire fatale. b. Il fatto di rallentare o di venire rallentato (dal sign. trans. del verbo ritardare): provocare il r. di un motore, di una macchina, di un congegno; nello sport, ritardo del gioco, volontario rallentamento di questo, operato dai giocatori (calcio, pallavolo, ecc.) per avvantaggiare comunque la propria squadra; nella pallavolo è considerato fallo e la squadra viene penalizzata. 2. Usi specifici nella scienza e nella tecnica: a. In geografia fisica, r. di marea, il ritardo con cui, in un dato luogo, la fase di alta marea si verifica rispetto all’istante del passaggio della Luna al meridiano del luogo. b. In musica, procedimento armonico consistente nella persistenza, in un certo accordo, di uno o più suoni, provenienti dall’accordo precedente, che creano dissonanza con le note dell’accordo stesso; tali suoni, detti anch’essi ritardi, sono posti sul tempo forte e risolvono subito dopo sul tempo debole: r. semplici (di un suono), doppî (due suoni), tripli, ecc.; r. ascendenti (se risolvono ascendendo) o discendenti (discendendo). c. R. provinciale, in storia dell’arte e archeologia, v. provinciale. d. In psicologia dell’età evolutiva, r. mentale, insufficiente o incompleto sviluppo delle capacità intellettuali, dovuto sia a cause genetiche o malattie sia a uno sviluppo in un ambiente sociale deprivato, patologico o deviante. e. In elettronica, linea di r., dispositivo che serve a produrre segnali ritardati rispetto ad altri: si distinguono in linee di r. passive, costituite da un quadripolo passivo, lineare e simmetrico, e linee di r. attive o generatori di r., costituite da circuiti a tubi elettronici o a transistori; sono utilizzate soprattutto nei calcolatori elettronici e nella tecnica televisiva. f. R. ottico, la differenza tra i tempi impiegati da due segnali ottici della stessa frequenza per giungere da una stessa sorgente a uno stesso ricevitore; può essere dovuto al fatto che i due raggi hanno seguito tragitti diversi oppure hanno seguito lo stesso percorso ma in un mezzo che presenta per essi indici di rifrazione, e quindi velocità di propagazione, disuguali, come capita in un mezzo birifrangente per i raggi ordinario e straordinario. g. Nel bombardamento aereo in quota, la distanza orizzontale tra il punto di impatto e la verticale dell’aeromobile nell’istante dell’impatto stesso del proietto; angolo di r. (o angolo di ritardazione), l’angolo corrispondente al ritardo. 3. Con funzione appositiva, preparato ritardo (o, con termine ingl., retard), in medicina e farmacia, confezione farmaceutica intesa a ottenere un’azione ritardo, cioè a prolungare l’effetto terapeutico di un farmaco graduandone l’assorbimento o rallentandone la metabolizzazione.