ristoro
ristòro s. m. [der. di ristorare]. – 1. ant. o letter. Compenso, risarcimento: Dunque che render puossi per ristoro? (Dante); Qual fia r. a’ dì perduti un sasso Che distingua le mie dalle infinite Ossa ...? (Foscolo); oggi, nel linguaggio giuridico e commerciale, dazione di una somma di denaro per compensare un danno subìto dal soggetto e, in senso concreto, la somma di denaro devoluta. 2. a. L’azione di ristorare le forze del corpo o quelle dello spirito, il fatto di ristorarsi o di venire ristorato: il r. del cibo, del sonno, del riposo; r. dalle fatiche, dai travagli, dal male; avere, trovare, ricevere r.; dare, porgere, offrire, concedersi r.; posto, o punto, di r., locale, o impianto provvisorio, destinato in stazioni, porti e aeroporti, o in occasione di raduni collettivi e sim., a offrire cibi, bevande e generi di conforto a viaggiatori, e in partic. a militari, emigranti, pellegrini, lavoratori in transito; servizio di r. o servizio ristoro, istituito sui treni a lunga percorrenza e svolto sia da personale che passa nelle varie vetture, sia in una carrozza appositamente attrezzata (carrozza o vettura ristoro). In senso fig., sollievo psichico, conforto morale o spirituale: che r., dopo un anno di vita frenetica, la solitudine dell’alta montagna!; cercava r. dalle sue preoccupazioni in qualche serena lettura, in riposanti conversazioni con gli amici; L’aurea beltate ond’ebbero R. unico a’ mali Le nate a vaneggiar menti mortali (Foscolo). b. Ciò che vale a ristorare fisicamente o spiritualmente: con questo caldo una bibita fresca sarebbe un vero r.; era tanto amareggiata che neanche dalle affettuose parole della madre poté avere alcun ristoro. 3. Nell’età aragonese, e fino al primo Ottocento, si chiamavano ristori i terreni del Tavoliere pugliese coltivati a cereali durante l’estate e assegnati, in ottobre, ai pastori transumanti dell’Abruzzo.