rintuzzare
v. tr. [prob. der. (come il napol. tuzzare «cozzare») del lat. tundĕre «battere, pestare»]. – 1. non com. Ribattere la punta, il taglio, rendendoli ottusi: r. un chiodo che sporge, il filo di una spada. 2. fig. a. Reprimere, frenare con una reazione pronta e decisa: r. la superbia dell’avversario; r. l’orgoglio, l’ira. b. Respingere, ribattere con grande prontezza: r. un assalto, un attacco; r. un’accusa, un’insinuazione; era la più svelta a prendere in giro le compagne e a r. le canzonature (Cassola). 3. ant. o raro. Smorzare, affievolire, mortificare: la grandezza dell’animo suo, la quale la povertà non avea potuto né potea r. (Boccaccio). ◆ Part. pass. rintuzzato, anche come agg., spuntato; in araldica, attributo del capriolo con il vertice mozzo e del ferro di lancia smussato, con la punta ottusa; in senso fig., ant. o raro, ottuso, privo di acume: tardi ingegni, rintuzzati e sciocchi (Petrarca).