ringraziare
v. tr. [der. di grazie, col pref. rin-] (io ringràzio, ecc.). – Esprimere con parole o con altro segno esteriore il proprio sentimento di gratitudine verso qualcuno: ti ringrazio del (o per il) tuo bellissimo regalo; mi ha telefonato per ringraziarmi del favore che gli ho fatto; ti ringrazio di (o per) essere venuto subito; r. a voce, per scritto, con un’occhiata eloquente; ha detto che non vuole essere ringraziata; quando lo vedi, ringrazialo anche a nome mio; quanto al modo: r. vivamente, di cuore, con tutto il cuore, immensamente, infinitamente, umilmente; senza segni esteriori: r. dentro di sé, tacitamente; non ringrazio Se non col core a la paterna festa (Dante); iron.: non so davvero chi r. delle calunnie che sono state sparse sul mio conto. Anche, rispondendo a un invito, a un’offerta, che non si può o non si vuole accettare: la ringrazio, ma domani ho un impegno; ti ringrazio, ma non fumo, o non bevo; vi ringrazio, sarà per un’altra volta. Riferito, come compl. oggetto, a Dio, alla Madonna, al Cielo o a santi, il verbo è usato sia per esprimere profonda gratitudine: dobbiamo r. Dio di averla scampata; ringraziando il Signore, oggi mi sento meglio; sia anche in esclamazioni di sollievo per la scomparsa di un male o di un fastidio, o di soddisfazione per il verificarsi di un avvenimento desiderato o atteso: Sia ringraziato Dio! finalmente se n’è andato!; Dio ti ringrazio, non gli è successo niente di male! Per estens., riferito a ciò da cui è derivato un bene e per cui si è evitato un danno: bisogna r. il caso, o la sorte, che ci ha fatto incontrare; ringrazio ancora quel ritardo, che mi ha salvato dall’essere anch’io un passeggero dell’aereo precipitato; in usi fig. e iron.: ringrazi la sua età (o il luogo dove siamo), se non la prendo a schiaffi come si meriterebbe!