rinchiudere
rinchiùdere v. tr. [der. di chiudere, col pref. rin-] (coniug. come chiudere). – Chiudere dentro. Di cosa, con l’idea che stia ben chiusa, ben conservata, riparata o protetta da furti o da altri pericoli: r. i gioielli nella cassaforte, i documenti in un cassetto. Più spesso di persona o di animale, con l’idea della punizione o della segregazione, oppure della protezione: il padre minacciò di rinchiuderlo in collegio; i prigionieri furono rinchiusi in un campo di concentramento; lo tennero rinchiuso in cantina per sottrarlo alle ricerche; sarà per la troppa luce, ma sono in via d’estinzione, da r. in un parco protetto, i fantasmi del paese mio (Bufalino); riuscirono a r. la tigre in una gabbia. Nel rifl., per lo più con l’idea di difesa o di volontaria separazione: i pochi difensori superstiti si rinchiusero nella rocca; quando studia si rinchiude in camera sua; disgustato del mondo, si è rinchiuso in un monastero. ◆ Part. pass. rinchiuso, anche come agg.: aria rinchiusa, in ambienti tenuti a lungo chiusi; figure r., in araldica, attributo di figure poste entro una cinta o un triangolo vuoto. Sostantivato al masch., chiusura, recinto, spazio chiuso tutto intorno: un rinchiuso di tavole; o luogo chiuso, nelle espressioni aria, puzzo di rinchiuso; ant., le rinchiuse, le suore di un monastero di clausura.