rimproverare
v. tr. [lat. *reimproperare, comp. di re- e improperare; v. improperare, improverare] (io rimpròvero, ecc.). – 1. Far conoscere a qualcuno il proprio biasimo per il male o l’errore che ha commesso, per lo più affinché egli si corregga o si ravveda; con compl. ogg. o della persona o della cosa: rimproverò il figlio della (o per la) sua ingratitudine; il direttore ha rimproverato alla segretaria la sua negligenza (ma più com. ha rimproverato la segretaria per la sua negligenza); r. a torto, a ragione o affabilmente, aspramente, tacitamente; non ho proprio nulla da rimproverarmi; si rimproverava di non essere giunto in tempo; invece di rimproverarvi a vicenda cercate di rimediare al male che avete fatto. 2. non com. Rinfacciare brontolando un beneficio, un favore: gli rimproverava anche quel po’ di libertà che gli concedeva così raramente. Rinfacciare in modo ingiurioso: con disoneste canzoni rimproverandoci i nostri danni (Boccaccio). 3. Riferito a sé o ad altri, nutrire sentimenti, anche non espressi, di riprovazione, di critica, di disapprovazione per qualcosa: a volte si rimproverava lui stesso certe angustie del suo carattere; lo stette ad ascoltare, muto, rimproverandogli la sua disarmante schiettezza. Anche criticare, considerare negativamente talvolta con l’intento di colpevolizzare: gli ho sempre rimproverato la sua faciloneria; gli rimproveri scelte che per altri sarebbero meriti.