rimostranza
s. f. [der. di rimostrare, sull’esempio del fr. remontrance e ingl. remonstrance]. – 1. Il mostrare, l’esprimere, portando motivate ragioni, il proprio biasimo, o rimproverando, o, più spesso, protestando per un torto subito o una mancanza di rispetto; nell’uso, più com. al plur.: farò le mie r. a chi di dovere; nessuno ascoltò le sue r.; e come termine dell’ant. linguaggio giur.: non trovo che il tribunale della sanità, né altri, facessero rimostranza né opposizione (Manzoni). 2. In partic.: a. Diritto di rimostranza, la facoltà di cui usavano, a partire dal sec. 16° (su esempio dei parlamenti francesi), il senato di Milano e della monarchia piemontese, di rifiutare la registrazione delle leggi e delle ordinanze regie qualora non fossero conformi ai principî della giustizia e al pubblico bene. b. Ha il nome di Rimostranza il documento indirizzato nel 1610 agli Stati d’Olanda dai rimostranti (v.), ossia i seguaci di J. Arminius, dopo la morte di lui, nel quale essi ribadivano i concetti fondamentali della loro teologia, e cioè che la predestinazione è condizionata, che la grazia non agisce sull’uomo in maniera irresistibile, che i credenti possono resistere al peccato ma non permangono sempre necessariamente nello stato di grazia (v. anche arminianesimo).