rifiuto
s. m. [der. di rifiutare2]. – 1. L’azione, il fatto di rifiutare: fare un r., e, più com., opporre un r., rispondere con un r.; colui Che fece per viltade il gran r. (Dante), allusione al papa Celestino V che abdicò al papato, o meno prob. a Ponzio Pilato (di qui la locuz. gran r., divenuta proverbiale e ripetuta spesso in senso scherz.); risposi alla sua proposta con un deciso, con un netto r.; in caso di r., non insistere nella tua richiesta; rimase offeso da quel r. scortese. In alcuni giochi di carte, il fatto di non rispondere a colore, oppure al gioco del compagno. Nell’ippica, in genere, atto di disubbidienza del cavallo, in partic. quando non esegue l’ordine di saltare un ostacolo. Usi e sign. scient. e tecn.: a. In diritto penale, reato consistente nel rifiutarsi di compiere atti e di tenere comportamenti cui si è obbligati per legge o per regolamento: r. di obbedienza (a ordini legittimi di superiori), da parte di militari; r. di atti d’ufficio, di uffici legalmente dovuti, di indicazioni sulla propria identità personale; r. di monete aventi corso legale. In diritto amministrativo, rifiuto (o silenzio-rifiuto o anche silenzio-rigetto), il comportamento dell’amministrazione pubblica che, non provvedendo su una determinata istanza del privato, fa presumere che l’istanza sia stata rigettata, con la conseguente possibilità da parte dell’interessato di esperire i ricorsi giurisdizionali previsti per l’impugnativa degli atti amministrativi. b. Nel gergo psicanalitico, processo mentale attraverso il quale il soggetto si oppone alla percezione cosciente di qualcosa di spiacevole (sinon. generico, quindi, di meccanismo di difesa). c. Nelle costruzioni civili, battere a rifiuto un palo, infiggere il palo (di legno, di cemento armato, di acciaio) nel terreno finché l’abbassamento sotto i colpi diventi inapprezzabile; r. di un palo infisso, l’affondamento medio del palo per una serie di 10 colpi. 2. L’azione di scartare o di eliminare, e il fatto di venire scartato o eliminato, come inutile o inutilizzabile oppure dannoso, e quanto così si scarta o si elimina (in questo valore concr. spec. nel pl. rifiuti): materiali, prodotti, sostanze di rifiuto, di lavorazioni e produzioni varie (in biologia, i prodotti del catabolismo che vengono escreti o che in ogni caso non prendono più parte al metabolismo); acque di r., provenienti dagli scarichi di abitazioni, officine e industrie; trasporto a rifiuto, nelle costruzioni civili, trasporto delle materie di scarto di lavorazioni, demolizioni, scavi, ecc., dal luogo di produzione a quello di scarico. Con valore concr., cassetta, cestino dei r., per mettervi ciò che non serve e si butta; r. solidi urbani, le immondizie, quanto viene eliminato e gettato via dalle abitazioni, dagli uffici, dai locali pubblici e dalle sedi di altre attività di un centro urbano (servizio di raccolta, trasporto e smaltimento dei r. solidi urbani); r. radioattivi, sinon. meno com. di scorie radioattive (v. scoria, n. 2 b). In usi fig., riferito spreg. a persone: un r. della società, un delinquente, una canaglia, un individuo socialmente pericoloso; un r. di galera, un individuo che ha già avuto gravi condanne: una nave con una ciurma turbolenta, composta da rifiuti di galera.