riduzionismo
s. m. [der. di riduzione, sul modello dell’ingl. reductionism]. – Con sign. generico, ogni indirizzo epistemologico che tenda a ridurre, cioè a riformulare, teorie, concetti e linguaggio di una disciplina traducendoli in quelli di un’altra disciplina, che è assunta come fondamentale o che precede, in un’ideale gerarchia delle scienze, quella oggetto della riduzione. In partic., nella storia del pensiero scientifico si parla di riduzionismo con riferimento al meccanicismo (sec. 17°, 18° e 19°) in quanto sosteneva la necessità di ricondurre i fenomeni fisici, chimici e biologici (incluso l’uomo, interpretato nel Settecento come macchina, sia pure complessa) alle leggi della meccanica; oppure con riferimento alle tendenze, più recenti, a spiegare i fenomeni biologici in base alle proprietà delle molecole che compongono gli organismi viventi (biologia molecolare) o a considerare i fenomeni psicologici come manifestazioni di processi sostanzialmente neurologici e biochimici. In alcune correnti della filosofia della scienza contemporanea, il termine è stato usato per indicare la tesi secondo cui le teorie sono riducibili agli enunciati osservativi (fra gli altri, B. Russell) e quella che riconduce il significato dei concetti alle loro definizioni operative (P. W. Bridgman).