ricordanza
s. f. [dal lat. tardo recordantia, der. di recordari «ricordare»], ant. – 1. poet. L’atto, il fatto di ricordare, oppure ciò che si ricorda o ciò che di una cosa, di un fatto o di una persona, conserva o rinnova la memoria: lasciare r. di sé ai posteri; dolce, acerba, grata, amara, lieta r.; e pur mi giova La r., e il noverar l’etate Del mio dolore (Leopardi); un fiotto di ricordanze gli salì dalle profondità dell’anima (Deledda). Come titolo di opere: Le ricordanze, uno dei «grandi idillî» di G. Leopardi (composto a Recanati tra l’agosto e il settembre del 1829); Ricordanze della mia vita, autobiografia di L. Settembrini (pubblicata postuma nel 1879); sempre al plur., fu anticam. titolo anche di quaderni o registri di semplici annotazioni (in partic., nella Toscana e a Firenze, fra i sec. 14° e 15° si chiamarono libri di ricordanze quelle compilazioni private nelle quali erano registrati gli eventi anagrafici e patrimoniali di una famiglia). 2. Pegno: dice il sere ... che voi gli rimandiate il tabarro che il fanciullo vi lasciò per r. (Boccaccio).