caso
caṡo s. m. [dal lat. casus -us, propr. «caduta», der. di cadĕre «cadere»; nel sign. 7, il lat. casus è un calco del gr. πτῶσις (che significava anch’esso propr. «caduta»)]. – 1. Avvenimento fortuito, [...] , detti obliqui), proprio del soggetto della frase, c. genitivo, esprimente soprattutto il rapporto di specificazione, c. dativo, accusativo, vocativo, ablativo (v. le voci). L’italiano, come le altre lingue romanze moderne, non conserva il caso come ...
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intestazione
intestazióne s. f. [der. di intestare]. – Atto dell’intestare, del riferire cioè a determinata persona o ente un conto, una partita, una rendita, un titolo di credito, ecc. Con senso concr., [...] a carta intestata; titolo messo al principio di uno scritto, di un capitolo, di un articolo di giornale; nelle lettere, le parole con cui ci si rivolge, nominativamente o con altro vocativo, alla persona o all’ufficio cui la lettera stessa è diretta. ...
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padrone
padróne s. m. (f. -a) [lat. patrōnus «protettore, difensore», rifatto secondo i nomi in -one]. – 1. ant. a. Patrono (che è il sign. etimologico): I’ fui de la città che nel Batista Mutò ’l primo [...] borghesia (Dario Fo). c. Con questo, e con il precedente sign., è frequente (e in passato anche più) come appellativo e vocativo da parte di dipendenti: io non posso decidere, bisogna parlare col p.; senta, p., avrei bisogno d’un suo consiglio ...; e ...
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topino2
topino2 s. m. [dim. di topo1]. – 1. Piccolo topo, topolino. In usi fig. e scherz., uomo o ragazzo di piccola statura; come vocativo, rivolto a bambino, ha valore vezz. Usi analoghi ha il femm. [...] topina, in senso proprio e fig. 2. tosc. Al plur., gnocchi di patate: gli gnocchi di patate, chiamati topini, nella confezione dei quali Leontina è altrettanto brava che nella confezione delle asole (Pratolini). ...
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domine
dòmine s. m. [vocativo del lat. domĭnus «signore»]. – 1. Forma d’invocazione in uso anticam. con il suo sign. proprio (cioè, «o Signore»): spaventati e gridando: Domine aiutaci, tutti fuggirono [...] (Boccaccio); oggi usata soltanto, e raramente, con valore genericamente interiettivo in frasi interrogative del linguaggio fam.: che d. dite?, che d. fate?, che dite mai?, che fate mai? (cfr. diamine). ...
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obliquo
oblìquo (ant. obblìquo, oblico) agg. [dal lat. obliquus]. – 1. a. In matematica, di ente geometrico che non sia né parallelo né perpendicolare a un altro ente geometrico: due rette o. tra loro; [...] . casus obliquus, gr. πλαγία πτῶσις), ogni caso della flessione nominale e pronominale che non sia il nominativo (e il vocativo, quando la forma di questi due sia identica), il quale è detto retto, cioè fondamentale, mentre gli altri sono considerati ...
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diletto1
dilètto1 (ant. delètto) agg. [dal lat. dilectus, part. pass. di diligĕre «amare»]. – Teneramente amato: il figlio, l’amico d.; la d. sposa; dilettissimi fratelli in Cristo; anche come vero e [...] sepolcrali, e sim.: alla d. compagna della sua vita; al d. consorte; alla memoria del maestro d.; ormai raro come vocativo epistolare: mia diletta; miei d. figli. Come sost. (oggi per lo più scherz.), persona amata: era ansiosa di rivedere il ...
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onorevole
onorévole (ant. orrévole) agg. [rifacimento del lat. honorabĭlis (v. onorabile), secondo gli agg. in -evole]. – 1. Degno d’onore, onorato, che gode alta reputazione (per meriti, dignità, grado, [...] Parlamento, deputati e senatori (abbreviato di solito in on.): l’on. N. N.; l’on. ministro; usato anche assol., sia come vocativo sia sostantivato: mi rivolgo a lei, o., per sapere ...; l’o. in questo momento è occupato; è stato un o. a informarmi ...
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kyrie
〈kìrie〉 s. m., lat. – Traslitterazione del gr. Κύριε «o Signore» (vocativo di κύριος «padrone, signore»); compare nell’invocazione kyrie eleison (v.) della messa in latino, e si usa per indicare [...] tutta la serie di invocazioni, anche come parte cantata della messa: recitare il k.; la messa era al k.; il canto del k., ecc. Non più frequente (fuori dei testi liturgici) la grafia italianizzata chirie; ...
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Il vocativo è un elemento nominale (1) o più raramente pronominale (2) che serve a richiamare l’attenzione di un destinatario rivolgendogli la parola, e a identificarlo selezionandolo fra diversi possibili interlocutori (Mazzoleni 1995: § 1)....
In grammatica e in linguistica, caso della declinazione latina e greca, e anche di altre lingue flessive, antiche e moderne, che esprime il chiamare, il richiamare o l’invocare, persone, divinità e altri esseri animati, o anche cose (manca generalmente...