tiranno
s. m. [dal lat. tyrannus, gr. τύραννος]. – 1. a. Chi governa in modo dispotico e crudele, accentrando in sé tutti i poteri statuali e politici, e spesso anche militari, legislativi e giudiziarî. [...] . del Rinascimento, dell’Ottocento; abbattere, uccidere il t., un t.; l’antitesi alfieriana fra tiranno e eroe. b. letter. raro. Re, sovrano (senza intonazione negativa o polemica): io per te sono In odio a Libia tutta, a’ suoi tiranni, A’ miei Tirii ...
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geenna
geènna (o gehènna; anche gheènna) s. f. [dal lat. tardo ge(h)enna, gr. γέεννα]. – 1. Propr., nome biblico della valle di Ennom (ebr. gē Hinnōm, aramaico gê Hinnam), a sud-ovest delle porte di [...] sede del culto del dio Moloch al quale venivano bruciati in olocausto i bambini, dopo essere stati sgozzati; colpita da anatema dal re Giosia (639-609 a. C.), fu adibita a scarico dei rifiuti della città e a luogo ove gettare le carogne delle bestie ...
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resume
résumé 〈re∫ümé〉 s. m., fr. [propr., part. pass. di résumer «riassumere»]. – Espressione francese usata qualche volta in luogo dell’ital. riassunto o compendio (e nella locuz. en résumé in luogo [...] di riassumendo o ricapitolando) ...
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rivenire
v. intr. [lat. revĕnire, comp. di re- e vĕnire «venire»] (coniug. come venire; aus. essere). – 1. Venire di nuovo; più genericam., ritornare: prima di partire è rivenuto a salutarci; Ne la corte [...] del cielo, ond’io rivegno (Dante). Anche con altri usi in cui ritornare è più com.: gli rivenne in bocca quel cattivo sapore; il nome non voleva rivenirgli in mente. 2. ant. a. R. in sé, ritornare in sé, ...
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tiratardi
s. m. e f. [comp. di tira(re) e tardi], scherz. – 1. Chi ama far tardi la notte. 2. Persona lenta, che rimanda sempre gli impegni. ...
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riverberare
v. tr. [dal lat. reverberare «ripercuotere», comp. di re- e verberare «battere, percuotere» (der. di verber -ĕris «percossa»)] (io rivèrbero, ecc.). – 1. Ripercuotere, riflettere la luce, [...] o, per analogia, il calore e anche il suono; quindi, mandare luce, o calore, o suono riflesso: i vetri delle finestre riverberavano i raggi del sole cadente; la luce riverberata dallo specchio lo colpiva ...
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riverenza
riverènza (meno com. reverènza) s. f. [dal lat. reverentia, der. di revĕrens -entis «riverente»]. – 1. a. Sentimento di profondo e quasi timoroso rispetto: sentire, provare, avere, portare, [...] con cui si dimostra il proprio sentimento, per lo più inchinandosi profondamente o piegando il ginocchio: fare la r. davanti al re, davanti all’altare; un tempo si educavano le bambine e le signorine a fare la r. per salutare persone anziane o ...
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riverire
v. tr. [dal lat. revereri, comp. di re- e vereri «temere, onorare»] (io riverisco, tu riverisci, ecc.). – 1. Avere o mostrare verso qualcuno un sentimento di rispetto profondo e ossequioso: [...] tutti riveriscono in lui uno dei più grandi genî del nostro tempo; riferito a cose: r. la memoria dei caduti per la libertà, le tradizioni della nazione; Sempre ricchezze r. ho visto Più che virtù (Ariosto). ...
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riversare
v. tr. [dal lat. tardo reversare «voltare, rovesciare», comp. di re- e versare «volgere, voltare» (cfr. rovesciare); nel sign. 1, è comp. di ri- e versare] (io rivèrso, ecc.). – 1. Versare [...] di nuovo: bevve d’un fiato il vino che aveva nel bicchiere e se ne riversò dell’altro. 2. a. ant. Volgere sottosopra, rovesciare, ribaltare: un’ondata riversò la barca; estens., sconfiggere, sbaragliare, ...
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rivestire
v. tr. [dal lat. tardo revestire, comp. di re- e vestire «vestire»] (io rivèsto, ecc.). – 1. a. Vestire di nuovo: spogliò il bambino e lo rivestì con abiti asciutti e puliti; nel rifl.: fatto [...] il bagno si asciugò e si rivestì. Può avere come compl. ogg. anche l’indumento: rivestì la tuta e tornò al lavoro; scoppiata la guerra, dovette r. la divisa che da tempo aveva smesso; in usi fig., letter. ...
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Diritto
Il capo riconosciuto e legittimo di uno Stato che si regge a monarchia. In quanto organo supremo, gode di un particolare stato giuridico, fondato su un insieme di prerogative che gli sono attribuite in considerazione della sua funzione...
Seconda nota della scala naturale di do, nei paesi germanici e anglosassoni detta D come nella antica notazione musicale alfabetica (➔ notazione). Il nome fu adottato nei paesi latini, dalla riforma di Guido d’Arezzo (11° sec.) in poi.