marzeggiare
v. intr. [der. di marzo] (io marzéggio, ecc.; aus. avere). – Presentare un repentino succedersi di brutto e bel tempo, come di solito avviene durante il mese di marzo; usato quasi esclusivam. [...] in taluni proverbî, ormai ant.: se marzo non marzeggia, giugno non festeggia (oppure april mal pensa); quando marzo marzeggia, april campeggia. Si è usato talvolta anche in senso fig., riferito a chi mostra mutevolezza d’umore. ...
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pisciare
v. intr. [prob. voce onomatopeica] (io pìscio, ecc.; aus. avere), pop. – Urinare: p. a letto; mi scappa di p.; vado a p.; pisciarsi addosso; e, talora, seguito da agg. in funzione avverbiale: [...] ., con riferimento a lavoro o cosa che è costata fatica, sacrifici e sim.: ha dovuto p. sangue per far fronte ai debiti). Fig., con uso trans., pronunciare o scrivere con eccessiva facilità e abbondanza: p. sentenze morali, proverbî, saggi critici. ...
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occhio
òcchio s. m. [lat. ŏcŭlus]. – 1. a. In anatomia, organo di senso, pari, caratteristico dei vertebrati, che ha la funzione di ricevere gli stimoli luminosi e di trasmetterli ai centri nervosi dando [...] grande sicurezza di ciò che si afferma; costa un o., ho pagato un o., ho speso un o., cioè moltissimo; e altre simili. c. Proverbî: quattro o. vedono meglio che due, si vede o si giudica meglio quando si è in più d’uno; l’o. del padrone ingrassa il ...
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cortesia
corteṡìa s. f. [der. di cortese]. – 1. Complesso di qualità, tra cui rispetto verso gli altri, benevolenza verso gli inferiori, liberalità, piacevolezza di conversazione, disdegno d’ogni viltà, [...] vostra, di avvertirmi; fammi la c. di consegnargli questo biglietto; anche in tono risentito: fammi la c. di non interrompermi. Proverbî: domandare è lecito, rispondere è c.; salutare è c., rendere il saluto è obbligo. 3. ant. Modo di vivere liberale ...
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paremiaco
paremìaco agg. e s. m. [dal lat. tardo paroemiăcus, gr. παροιμιακός, propr. «proverbiale» (der. di παροιμία «proverbio»), perché metro adoperato spesso nei proverbî] (pl. m. -ci). – Nella metrica [...] greca, dimetro anapestico catalettico (⌣⌣–́⌣⌣–⌣⌣–́–) usato in canti di marcia (embaterî) e, spec. come clausola, nei periodi anapestici del dramma ...
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paremiografo
paremiògrafo s. m. [dal gr. παροιμιογράϕος, comp. di παροιμία «proverbio» e –γράϕος «-grafo»]. – Raccoglitore di proverbî, spec. con riferimento alla letteratura greca e latina: i p. greci. ...
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paremiologia
paremiologìa s. f. [comp. del gr. παροιμία «proverbio» e -logia]. – Lo studio dei proverbî, soprattutto come espressione dell’animo e del costume popolare. ...
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paremiologo
paremiòlogo s. m. (f. -a) [comp. del gr. παροιμία «proverbio» e -logo] (pl. m. -gi o -ghi). – Chi si occupa di paremiologia, studioso di proverbî. ...
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cane1
cane1 s. m. (f. cagna, v.) [lat. canis]. – 1. Mammifero domestico della famiglia dei canidi (Canis lupus), con pelo più o meno folto e di vario colore, dimensioni e caratteristiche diverse a seconda [...] menare il can per l’aia, tirare le cose in lungo senza concludere, evitare astutamente di mantenere un impegno, e sim. c. Proverbî: can che abbaia non morde (v. abbaiare); non svegliare (o non destare) il can che dorme, non molestare chi ha potere di ...
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(ebr. Mishlē) Libro dell’Antico Testamento, primo tra i libri didattici, appartenente più precisamente alla poesia gnomica (➔ gnome). La sua composizione avvenne secondo alcuni autori progressivamente, per l’aggiungersi dei nuovi nuclei a quello...
Il proverbio (dal lat. provĕrbiu(m), da vĕrbum «parola») è oggetto di studio di numerose discipline: letteratura, sociologia, antropologia, dialettologia, storia delle tradizioni popolari (nell’insieme delle sue articolazioni, lo studio dei...