introdurre
v. tr. [dal lat. introducĕre, comp. di intro- e ducĕre «guidare, condurre»] (coniug. come addurre). – 1. Riferito a cose: a. Mettere dentro, far entrare o penetrare, portare dentro un luogo: [...] di un dato sintagma o costrutto sintattico: la preposizione «a» introduce molti complementi; la congiunzione «affinché» introduce una proposizione finale; con sign. più generico: i due punti servono anche a i. un discorso diretto. 2. Riferito a ...
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si
sì avv. [lat. sīc; nel sign. 2 come forma abbreviata della locuz. affermativa sic est «così è»] (radd. sint.). – 1. Forma ant. e letter. equivalente a così: a. Con sign. modale, «in questo modo, in [...] della lingua ant.: a. Per segnare, con sfumature semantiche diverse, l’inizio o la ripresa della prop. principale dopo altra proposizione: il Soldano ... non seppe che si dire ..., sì lo lasciò andare (Novellino); Vegna Medusa: sì ’l farem di smalto ...
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indiretto2
indirètto2 agg. [comp. di in-2 e diretto]. – 1. Non diretto, che non procede diritto ma subisce deviazioni o soste; più spesso, che giunge a un effetto attraverso operazioni intermedie o con [...] al sostantivo o al verbo reggente mediante una preposizione; discorso i. (o costruzione i.), v. discorso2; proposizione interrogativa i., v. interrogativo. n. Nella critica testuale, tradizione i., quella rappresentata dalle citazioni contenute in ...
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sicche
sicché cong. [comp. di sì e che1]. – Serve a introdurre una proposizione consecutiva; nella tradizione letter. è per lo più scritto in due parole: Fieramente furo avversi A me e a miei primi e [...] a mia parte, Sì che per due fïate li dispersi (Dante); talvolta col verbo al congiuntivo (v. sì, n. 1 e). Oggi, scritto in grafia unita con il verbo all’indicativo, ha per lo più valore conclusivo, «di ...
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niente
niènte (ant. neènte, neiènte, e altre var.) pron. indef., s. m. e avv. [etimo incerto; tra le varie etimologie proposte, cioè lat. ne inde, nec entem, *nec gentem, è ritenuta più accettabile l’ultima, [...] . analogo a nessuno), prima era n. e ora è lui che comanda! c. Col sign. del pron. indef. qualcosa, per lo più in proposizione interrogativa: sai n.?, c’è n. di nuovo?, desidera nient’altro? Con uso e valore simile nella locuz. non per n., formula di ...
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attrazione
attrazióne s. f. [dal lat. attractio -onis, der. di attrahĕre «attrarre»]. – 1. Azione e forza di attrarre, anche in senso fig.: a. tra due corpi; l’a. sessuale; esercitare grande a.; essere, [...] si trova di norma il congiuntivo anziché l’indicativo che sarebbe richiesto dal rapporto logico fra le due proposizioni. c. In statistica, la tendenza a contrarre matrimonio nell’ambito del proprio ambiente etnico, religioso, sociale, culturale, ecc ...
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attributo
s. m. [dal lat. attributum, part. pass. neutro di attribuĕre «attribuire»]. – 1. a. Qualità o elemento che si riconosce come proprio ed essenziale di un oggetto: gli a. virili (s’intendono [...] si afferma o si nega del soggetto di un giudizio, sinon. di predicato.
Grammatica. – Secondo l’elemento della proposizione a cui l’attributo si aggiunge, si sogliono distinguere attributi del soggetto, del predicato, di un complemento. A differenza ...
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causa
càuṡa s. f. [dal lat. causa; cfr. cosa]. – 1. a. Fatto o avvenimento che provoca un determinato effetto, che è origine o occasione di un altro fatto: l’umidità è c. di malattie; il contatto dei [...] di c. efficiente, quello che indica la cosa, il fatto da cui è provocata l’azione subita dal soggetto in una proposizione passiva (per es.: «il pagliaio è stato distrutto da un incendio»; «sono tormentato dall’artrite»; «fui sorpreso dalla sua ...
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causale
cauṡale agg. e s. f. [dal lat. tardo causalis]. – 1. agg. a. Di causa, che è causa di qualcosa: rapporto c.; principio c.; collegamento c.; nesso c.; atto causale. b. In grammatica, proposizioni [...] subordinate che indicano la causa per cui avviene ciò che è detto nella proposizione reggente; possono essere esplicite, con il verbo di modo indicativo introdotto da una delle congiunzioni perché, poiché, ché, siccome, giacché, ecc. (dette ...
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enunciato
s. m. [propr., part. pass. di enunciare, sostantivato con valore neutro]. – In generale, le parole con cui si enuncia una questione, un problema, un argomento: formulare, dettare l’e. del tema [...] il teorema, nelle quali si dichiara che cosa s’intende dimostrare (tesi) e sotto quali condizioni preliminari (ipotesi). Nella logica, ogni proposizione di cui ha senso dire che è vera o che è falsa. In linguistica, sequenza di parole che forma un ...
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In genere, ciò che si enuncia, si dichiara, si afferma, e la frase stessa che contiene l’enunciato.
Filosofia
P. ed enunciato
Nella logica e nella filosofia del linguaggio contemporanee si distingue p. da enunciato, intendendo con quest’ultimo...
PROPOSIZIONE (o frase; fr. proposition, phrase; sp. proposición; ted. Satz; ingl. proposition)
Giacomo Devoto
Realizzazione linguistica di un giudizio, che contiene almeno un predicato (v.), di solito riferito a un soggetto, e non necessariamente...