stranio
strànio agg. [lat. extraneus], ant. o poet. – Estraneo, straniero; anche, strano, insolito, inusitato: Qual celeste non so novo diletto E qual s. dolcezza si sentia (Petrarca). ...
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avvicinare
v. tr. [der. di vicino]. – 1. Mettere, collocare vicino o più vicino: a. la sedia al tavolo; a. il giornale agli occhi; a. il bicchiere alle labbra o le labbra al bicchiere (più com. accostare); [...] qualche cosa; avvicinarsi ai cinquanta o alla cinquantina, con riferimento all’età; Quanto più m’avicino al giorno extremo (Petrarca). Riferito al tempo stesso, farsi più prossimo: s’avvicina l’estate, il Natale, il giorno fissato per la partenza ...
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disfogare
v. tr. [der. di foga, col pref. dis-1] (io disfógo, tu disfóghi, ecc.), letter. – Sfogare: mi sia di sospir tanto cortese, Quanto bisogna a d. il core (Petrarca). ...
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spargere
spàrgere v. tr. [lat. spargĕre] (io spargo, tu spargi, ecc.; pass. rem. sparsi, spargésti, ecc.; part. pass. sparso e ant. sparto). – 1. a. Gettare, versare più o meno uniformemente in punti [...] ., letter., s. i capelli, le chiome, scioglierli, lasciarli cadere liberamente: le chiome... Le quali ella spargea sì dolcemente (Petrarca). S. zizzania, fig., seminare discordie. b. Con il compl. ogg. di persone, mettere o mandare in punti diversi ...
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vincere
vìncere v. tr. [lat. vĭncĕre] (pres. io vinco, tu vinci, ecc.; pass. rem. vinsi, vincésti, ecc.; part. pass. vinto). – 1. a. Sopraffare l’avversario in armi, in guerra o in uno scontro qualsiasi, [...] , e scolorocci il viso; Ma solo un punto fu quel che ci vinse (Dante); Di me vi doglia, e vincavi pietate (Petrarca); Tra le battaglie, Omero, nel carme tuo sempre sonanti La calda ora mi vinse (Carducci); lasciarsi vincere dalla passione, dall’ira ...
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ver
vèr (o vèr’) prep. – Forma tronca, poet., della prep. verso: la nova gente alzò la fronte Ver’ noi (Dante); Là ver’ l’aurora, che [=quando] sì dolce l’aura Al tempo novo suol movere i fiori (Petrarca); [...] L’un ver l’altro i montoni armon le corna (Poliziano) ...
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forbito
agg. [part. pass. di forbire]. – 1. Nitido, terso: le treccie bionde, Ch’oro f. e perle Eran quel dì a vederle (Petrarca). 2. fig. Curato, raffinato, elegante: stile, linguaggio f.; un discorso [...] forbito. Di persona, che parla o scrive con accuratezza formale: essere f. nel parlare, nello scrivere; con altro senso, che ha o ostenta modi garbati, compìto, educato: egli non è alcun sì f., al quale ...
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tu
pron. pers. sing. m. e f. [lat. tu] (radd. sint.). – 1. È il pronome di 2a persona, usato nel rivolgere il discorso ad altra persona (o cosa personificata), in tutti i casi in cui non sia adoperato [...] Dante); Non pianger più, non m’hai tu pianto assai? Ch’or fostù [= fossi tu] vivo, com’io non son morta! (Petrarca). Il pron. tu e in genere la 2a persona singolare del verbo è, in gran parte dell’Italia, forma esclusivamente confidenziale, adoperata ...
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maggiore
maggióre (ant. maióre) agg. [lat. maior -oris, compar. di magnus «grande»] (al sing. masch. e femm., se premesso al sost., per lo più si tronca, spec. davanti a consonante). – 1. Comparativo [...] : è la maggior canaglia che abbia mai conosciuto); i trecentisti m. (in opposizione ai trecentisti minori), Dante, Petrarca e Boccaccio; indica anche superiorità in un qualsiasi ordinamento gerarchico: rabbino m.; sagrestano m.; cappellano maggiore ...
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bruma1
bruma1 s. f. [dal lat. bruma «solstizio d’inverno», contraz. di *brevŭma, cioè brevissĭma (dies); nel sign. 2, per influsso del fr. brume]. – 1. ant. Il periodo più freddo dell’inverno, e in genere [...] il periodo invernale: Foco che m’arde a la più algente b. (Petrarca); non guari avanti la b. si dipartirono (Bembo). 2. Nebbia, foschìa: le b. del paesaggio invernale, le b. del fondovalle; Deh come grige pesano le brume Su Lutezia (Carducci); ...
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Poeta e umanista (Arezzo 20 luglio 1304 - Arquà, od. Arquà P., tra il 18 e il 19 luglio 1374). Nato ad Arezzo da Eletta Canigiani e da ser Pietro di ser Parenzo dell'Incisa in Valdarno, che era stato bandito da Firenze nel 1302 per dissidî personali...
Arquà Petrarca Comune della prov. di Padova (12,5 km2 con 1856 ab. nel 2007).
Petrarca vi si trasferì nel 1369 e, salvo brevi interruzioni, vi dimorò fino alla morte e qui fu sepolto (1374); tuttora ben conservata la casa con lo studio del poeta.