tagliere
taglière s. m. [dal fr. ant. tailloir, der. di tailler «tagliare»]. – 1. Arnese di cucina, piano, generalmente di forma rettangolare, di legno duro, talora con manico laterale di presa, su cui [...] pane, si affettano salumi, si fa il battuto, ecc. In qualche regione (settentr.), è così chiamata anche la spianatoia per la pasta. 2. ant. Piatto, vassoio: essere, stare a un tagliere con qualcuno, mangiare alla stessa mensa, essere insieme a tavola ...
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taglierini
s. m. pl. [der. di tagliare]. – Pasta alimentare (detta anche tagliolini, taglioline) ottenuta tagliando la sfoglia in strisce sottilissime: t. freschi, fatti in casa; t. in brodo. ...
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trangugiare
v. tr. [der. del gallico geusiae «gola»] (io trangùgio, ecc.). – Inghiottire, ingoiare, mangiare con avidità e rapidamente, per lo più senza neppure masticare (il cibo) o assaporare (la bevanda): [...] ha (o si è) trangugiato un piatto enorme di pasta e fagioli; trangugiò d’un fiato il vino che gli piacque molto e gli fece gli occhi scintillanti (Jovine); raro al passivo: come un pesciolino che sia trangugiato in un boccone con tutta la testa e le ...
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ramina
s. f. [der. di rame]. – 1. Le scagliette che si staccano dagli oggetti di rame quando vengono lavorati e battuti col martello. 2. region. a. Orciolo, bricco, piccola pentola di rame. b. Lo stesso [...] che ramino1, nel sign. 2 b: l’acqua era ... piuttosto torbida e sporca: l’Agnese la schiumò con la r., e buttò giù la pasta (R. Viganò). ...
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panettone
panettóne s. m. [adattam. del milan. panattón, der. di pane1]. – 1. Tipico dolce milanese, a forma di cupola, la cui lavorazione comporta due impasti, il primo, alla sera, fatto con farina, [...] seguente, fatto con farina, burro, zucchero, sale, cedro, uva sultanina e tuorli d’uovo, che vengono incorporati nella pasta già lievitata, ottenendo così un nuovo impasto che, collocato in stampi cilindrici, è cotto in forno; attribuito dalla ...
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amaretto
amarétto s. m. [der. (propr. dim.) di amaro]. – 1. Dolce croccante di forma rotonda schiacciata, fatto con pasta di mandorle dolci e amare pestate, zucchero e chiara d’uovo, cotto in forno. [...] 2. Nome di un liquore che ha il sapore degli amaretti o, in genere, della mandorla amara ...
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cassetta
cassétta s. f. [dim. di cassa]. – 1. a. In genere, cassa di piccole dimensioni a base quadrata o rettangolare, anche senza coperchio, o altro recipiente simile, adatto a contenere roba: c. di [...] per innalzarsi verso l’asticella dell’ostacolo. 9. Pane in cassetta, cotto in apposita cassettina di metallo che separa la pasta dal calore diretto, evitando così la formazione della crosta, e dà al pane forma adatta a farne fette per tramezzini ...
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rammollire
v. tr. [der. di molle, col pref. ra-] (io rammollisco, tu rammollisci, ecc.). – 1. Far diventare molle, rendere molle o più molle, per lo più con riscaldamento: r. la cera, la pece, una resina [...] . 2. Come intr. (aus. essere, ma più spesso con la particella pron.), diventare molle o più molle: è una pasta che si rammollisce facilmente; fig., diventare debole, fiacco, soprattutto intellettualmente: che, ti si è rammollito di colpo il cervello ...
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giu
giù (ant. giuso) avv. [lat. tardo iūsum, deosum, dal class. deorsum]. – 1. a. A basso, in basso, verso il basso (contr. di su); con verbi di stato e di moto: essere, andare, scendere, cadere giù; [...] giù, abbattere, atterrare: buttar giù una quercia, un muro; versare nella pentola: quando l’acqua bolle, butta giù la pasta; ingoiare: buttò giù l’acquavite tutta d’un fiato; fig., buttar giù un ministero, un governo, farlo cadere; far deperire ...
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bocca di dama
bócca di dama locuz. usata come s. f. – Torta delicata, composta di fior di farina, zucchero e tuorli d’uovo, con aggiunta di pasta di mandorle. ...
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Impasto o preparato, destinato a vari usi.
Alimentazione
Impasto di farina e acqua, rimestato sino a renderlo sodo e compatto: sia quello, lievitato, con cui si fa il pane, sia quello, che può essere di farina di frumento o di semolino, non...
PASTA, Francesco
Alberto Manzi
Attore, nato a Roma il 4 ottobre 1839, morto a Firenze il 28 ottobre 1905. Entrò assai giovane in una compagnia drammatica come "generico"; ma progredì lentamente, ché gli mancavano gli slanci passionali voluti...