forca
fórca s. f. [lat. fŭrca]. – 1. a. Attrezzo agricolo usato per smuovere e caricare fieno, paglia e prodotti analoghi; è per lo più fatto di un ramo biforcuto di legno duro, come il corniolo, oppure [...] !); con senso attenuato, di ragazzo impertinente, indisciplinato: quel figliolo è una vera forca. Per le f. caudine, v. caudino. 3. Locuzioni fig.: tosc., fare forca, marinare la scuola; ant., fare le f., fingere d’ignorare ciò che si sa, o anche far ...
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cappotto
cappòtto s. m. [der. di cappa1; nel sign. 2, dalla locuz. fr. faire capot quelqu’un, variamente spiegata]. – 1. Soprabito invernale pesante da uomo o da donna: c. a vita, a raglan (v.), a redingote [...] (v.); c. sportivo; c. alla Bismarck, di taglio militaresco. 2. Locuzioni fig.: dare, fare cappotto, in alcuni giochi e sport, vincere una partita senza lasciare segnare all’avversario nemmeno un punto, o anche vincere tutta una serie di gare o di ...
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de profundis
(non com. deprofundis) locuz. lat. (propr. «dal profondo»), usata in ital. come s. m. – Parole iniziali del Salmo 129 («De profundis clamavi ad te, Domine: Domine, exaudi vocem meam ...») [...] il salmo stesso, recitato già nei tempi più antichi come salmo penitenziale e quindi anche come salmo in suffragio dei defunti. Locuzioni: recitare, cantare, intonare il de p.; gli avevano già detto il de p., di chi è guarito o scampato da qualche ...
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forchetta
forchétta s. f. [dim. di forca]. – 1. In genere, sinon. di forcella, in varî suoi sign. 2. Utensile da tavola e da cucina, che serve per infilzare la carne o altri cibi solidi, tenerli fermi [...] , ma con cibi freddi o con pietanze cucinate, per le quali occorre servirsi di posate (carne, uova, prosciutto, ecc.). Locuzioni fig.: essere una buona f., un buon mangiatore; parlare in punta di f., con eccessiva ricercatezza. 3. Strumento usato ...
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grillo1
grillo1 s. m. [lat. gryllus o grillus, di prob. origine onomatopeica]. – 1. a. Nome comune degli insetti della famiglia grillidi, e in partic. del g. campestre (lat. scient. Gryllus campestris), [...] desertus), dannoso perché si nutre di erba medica, trifoglio e grano. Comunem. sono chiamate grilli anche le cavallette. b. Locuzioni: fine, secco, magro come un g., saltare come un g., essere vispo come un g.; parere un g., essere mingherlino ...
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generatrice
s. f. – Femm. di generatore, usato soprattutto in matematica, per ellissi del sost. in locuzioni come frazione o retta generatrice (v. generatore, nel sign. 1 b). ...
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generazione
generazióne s. f. [dal lat. generatio -onis]. – 1. L’atto del generare, il processo per cui esseri viventi producono esseri viventi della stessa specie, e il risultato di tale processo: la [...] l’uomo normalmente si matura ed è più produttivo di opere e di lavoro, sono state così private dei loro anni migliori. G. x, locuzione di origine inglese che indica i nati di ambo i sessi tra il 1965 e il 1985, caratterizzati dal venir meno dei punti ...
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sapere2
sapére2 (ant. o dial. savére) v. tr. [lat. volg. *sapēre, per il lat. class. sapĕre «aver sapore; esser saggio, capire», che in epoca tarda ha sostituito nel sign. il lat. class. e letter. scire] [...] a quest’ora era all’altro mondo. 7. In frasi negative: a. Nel presente indic., seguito da un pron. o avv. interr., forma locuzioni (non so chi, non so che, non so come, non so dove, non so quando, non so perché) che accennano a persona, cosa, modo ...
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democristianeria
s. f. (iron. spreg.) Maniera di gestire l’attività politica propria dei democristiani; atteggiamento o comportamento da democristiano. ◆ anche nella composizione dell’esecutivo, ci sono [...] , alla Fiera di Roma, in una nottata agitatina nel partito, [Mario Baccini] si esprimeva con le metafisiche locuzioni della democristianeria, «scusate, devo sprigionare un pensiero». (Jacopo Iacoboni, Stampa, 31 gennaio 2008, p. 2, Interno).
Derivato ...
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paternostro
paternòstro s. m. – 1. a. Adattamento del lat. Pater noster, come nome della preghiera; si alterna nell’uso con padrenostro (o Padre nostro) ed è più pop. di paternoster, ma ha sign. estens. [...] dire, recitare il p., un p.; recitare cinque paternostri e dieci avemmarie (altrimenti, cinque Pater noster, ma come forma latina). b. Locuzioni: sapere una cosa come il p., saperla a memoria, conoscerla a menadito; è vero come il p., per affermare l ...
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Nella terminologia grammaticale tradizionale locuzione è il nome generico che designa qualunque unità linguistica formata da più parole grafiche: per es., forze dell’ordine, prestare servizio, bello e buono, di male in peggio, fin tanto che,...
LOCUZIONI
Le locuzioni sono gruppi di parole che, in relazione grammaticale tra loro, esprimono un determinato concetto e formano un’unità lessicale. A seconda della funzione che svolgono, si distinguono in