improprio
impròprio (ant. e pop. impròpio) agg. [dal lat. improprius]. – 1. a. Non proprio, riferito soprattutto a parole, locuzioni e sim. adoperate in un senso o in un modo diverso da quello che hanno [...] com. Inadatto, o inopportuno, sconveniente: sostenere una tesi con argomenti i.; abito i. al luogo, alla circostanza; tenere un linguaggio improprio. 2. In linguistica e grammatica: a. Composti i., nelle lingue flessive, i composti in cui tutti e due ...
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anti-1
anti-1 [dal gr. ἀντί, ἀντι- «contro»]. – Prefisso usato in voci di formazione dotta (nelle quali il secondo elemento può essere sia un sostantivo come in antincendio o antiruggine, sia un aggettivo [...] più numerosi, sono i composti in circolazione che, per essere meno frequenti o meno stabili, per appartenere al linguaggio della pubblicità o dell’improvvisazione, o per essere di significato troppo ovvio e trasparente, sono stati tralasciati; l ...
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gergo
gèrgo (ant. gergóne) s. m. [dal fr. ant. jergon, jargon, che in origine significava «cinguettio»] (pl. -ghi). – 1. Forma di linguaggio propria di certi gruppi sociali (sette religiose o politiche, [...] scrivere in g.; ognuno in g. a scrivacchiar s’è messo Sogni accattati, affetto che non sente (Giusti). Anche, il linguaggio di determinati ambienti o categorie di persone che, per ragioni tecniche o scientifiche o per affettazione, comprende parole e ...
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gergoafasia
gergoafaṡìa s. f. [comp. di gergo e afasia]. – Nel linguaggio medico, disturbo del linguaggio proprio dell’afasia sensoriale, che dà luogo a discorsi incomprensibili, intessuti di parole [...] inventate, che arieggiano quelle di un gergo ...
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vischioso
vischióso agg. [der. di vischio]. – Tenace e attaccaticcio come la polpa delle bacche del vischio, o come la pania che se ne ricava. È, come il der. vischiosità, la forma più com. nel linguaggio [...] corrente (mentre nel linguaggio scient. è esclusiva o prevale nettamente la forma viscoso): un liquido v., una poltiglia v. e maleodorante (e, con usi fig.: un affetto, un attaccamento v.; un’occhiata v., attaccaticcia come una sbavatura di lumaca, ...
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rompere
rómpere v. tr. [lat. rŭmpĕre] (io rómpo, ecc.; pass. rem. ruppi, rompésti, ecc.; part. pass. rótto). – 1. a. Spezzare, dividere qualche cosa in due o più parti, con movimento rapido e taglio [...] , l’orologio; nell’intr. pron.: l’orologio si è rotto; i freni si ruppero all’improvviso. Con uso assol., nel linguaggio automobilistico, mettere fuori uso il motore: ha rotto al terzo giro di pista. b. Spezzare e rendere non più operante qualcosa ...
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spesa
spésa s. f. [lat. tardo expēnsa (pecunia, cioè «denaro speso»), part. pass. di expĕndere: v. spendere]. – 1. a. L’atto dello spendere; anche, la somma di denaro che si spende o si cede in cambio [...] valore della proprietà di ciascuno o in proporzione dell’uso che ciascun condomino può fare del bene comune. b. Nel linguaggio banc. e finanz., s. di recapito, quelle trattenute dalle banche per l’incasso degli effetti di terzi pagabili nei dintorni ...
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carcere
càrcere s. m. e f. [lat. carcer -ĕris, in origine «recinto» e più propr., al plur., le sbarre del circo dalle quali erompevano i carri partecipanti alle corse; poi «prigione»]. – 1. Luogo in [...] del Subasio. 2. fig. Qualsiasi luogo dove si sia costretti a vivere rinchiusi o in cui si stia malvolentieri; in partic., nel linguaggio poet., c. corporeo, c. dell’anima e sim., il corpo; cieco c., c. cieco in Dante (Inf. X, 59; Purg. XXII, 103 ...
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letto2
lètto2 s. m. [lat. lectus]. – 1. a. Mobile destinato al riposo e al sonno delle persone, formato in modo che vi si possa giacere comodamente distesi: il fusto (o intelaiatura, meno com. lettiera), [...] , l. pensile, quello che, col progredire del depositarsi delle alluvioni, si è innalzato al di sopra del piano di campagna. Nel linguaggio poet., l’alveo del mare, dell’oceano: E nel suo l. il mar senz’onda giace (Petrarca). c. Con sign. analoghi ...
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alienato
agg. e s. m. [part. pass. di alienare]. – 1. agg. a. Nel linguaggio giur., di bene che è stato oggetto di alienazione. b. Nel linguaggio filos., reso estraneo, ridotto a cosa o natura, senza [...] libertà (v. anche alienazione, nel sign. 3). Con senso più generico, che è oggetto o, meno com., causa di alienazione: sentirsi alienato; un lavoro alienato. 2. agg. e s. m. (f. -a), disus. Malato di mente ...
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Forma di condotta comunicativa atta a trasmettere informazioni e a stabilire un rapporto di interazione che utilizza simboli aventi identico valore per gli individui appartenenti a uno stesso ambiente socioculturale. Dalle peculiarità della...