colon1
còlon1 s. m. [propr., sost. neutro lat., dal gr. κῶλον «membro»] (pl. còla). – 1. a. Nella metrica classica, serie ritmica caratterizzata dall’avere una maggiore estensione rispetto al metro, [...] come verso se delimitata da pausa metrica (fine di parola, iato, sillaba ancipite). b. In senso più ampio, frase di un testo prosastico, greco o latino, individuata dalle pause logiche e da clausola metrica. 2. Uno dei tre segni di interpunzione del ...
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-astro
– Suffisso già presente nel latino classico e tardo, nelle forme -aster o -astra o -astrum per i sost. e -aster per gli agg., di incerta origine ma prob. mediterranea (cfr. anche gr. κήλαστρος [...] del vino, crudaster «un po’ crudo, poco cotto». In italiano, oltre che nei sostantivi e aggettivi derivati dal latino, e a pochi altri formati analogamente sull’esempio di quelli (vincastro per le piante, grillastro per gli animali, fratellastro ...
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x, X
(ics) s. f. o m. – Ventitreesima lettera dell’alfabeto latino (usata solo in latinismi, grecismi e altri prestiti non interamente adattati): corrisponde come forma alla lettera greca X (chi), che [...] . 13°-16° si trova spesso x col valore di semplice s sonora (es. uxo, marchexe, bixogno), per analogia con i numerosi latinismi in cui si conserva la grafia etimologica x pur pronunciandosi, appunto, s sonora; con questo valore la x è tuttora usata ...
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k, K
(cappa o kappa, ant. o region. ca) s. m. o f., invar. – Decima lettera dell’alfabeto latino, che rappresenta l’occlusiva velare sorda (cioè il suono proprio di c in casa, fuoco, acuto) come il greco [...] (per es. kg «chilogrammo», km «chilometro»). Nelle lingue germaniche, e così nelle altre non romanze che si servono dell’alfabeto latino, e a maggior ragione negli alfabeti derivati da quello greco, la lettera k si è conservata. A partire dagli anni ...
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adottare
v. tr. [dal lat. adoptare, comp. di ad- e optare «desiderare, scegliere»] (io adòtto, ecc.). – 1. Prendere come proprio il figlio di altri mediante adozione: a. un bambino orfano; Tiberio fu [...] e s. m. (f. -a), che, o chi, è stato adottato; con partic. accezione in linguistica: vocabolo adottato dal latino, desunto dal lessico latino in epoca relativamente recente (sinon. quindi di prestito), contrapposto alle voci ereditarie, derivate dal ...
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ex-
〈èks〉 pref. – È la prep. lat. ex (v. ex), molto usata in latino come prefisso per la formazione di verbi e loro derivati, sia nella forma intera ex-, davanti a vocale e alle cons. c, p, q, s, t (come [...] pochissimi composti dotti, anche sostantivi, come exema, exencefalia), esso è presente nelle parole derivate o adottate dal latino, senza modificazione fonetica nei composti con e- o ef- (quindi elaborare, emettere, effluire ed efflusso, ecc.), con ...
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latineggiare
v. intr. [der. di latino] (io latinéggio, ecc.; aus. avere). – Attenersi all’uso latino, e in partic. usare, parlando o scrivendo nella propria lingua, parole, locuzioni, costrutti, modi [...] stilistici che sono proprî della lingua latina. ◆ Part. pres. latineggiante, anche come agg.: scrittore latineggiante; costrutto, stile latineggiante, che arieggia quello latino. ...
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latinetto
latinétto s. m. [dim. di latino (intendendo la lingua latina)], non com. – Al plur., lo stesso che latinucci, cioè gli elementi della grammatica latina, i primi esercizî di latino che si fanno [...] trovare i miei latinetti così corretti come per l’addietro (I. Nievo). Nel linguaggio giornalistico, il termine è talvolta adoperato per indicare le citazioni in un latino approssimativo che ricorrono in discorsi parlamentari o di uomini politici. ...
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latinitalatinità s. f. [dal lat. latinĭtas -atis]. – 1. a. L’essere latino, cioè l’appartenenza (e il sentimento di appartenenza) alla nazione, alla tradizione, alla civiltà, alla cultura, alla lingua [...] nella Roma repubblicana, alcune città alleate e colonie cui era stato concesso lo ius Latii, che le rendeva partecipi del diritto latino, trasformato poi da Cesare (49 a. C.) nel pieno diritto di cittadinanza romana. 3. a. La lingua e la letteratura ...
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latinizzare
latiniżżare v. tr. e intr. [dal lat. tardo latinizare «tradurre in latino»]. – 1. tr. Adattare al sistema linguistico latino, dare forma latina a parole appartenenti ad altra lingua: i Romani [...] latinizzarono molti vocaboli greci; l. il proprio cognome (anche mediante traduzione). 2. tr. Rendere un popolo o un paese latino di lingua e di cultura: la Gallia, la Spagna, l’Africa settentrionale furono latinizzate dai Romani. 3. intr. (aus. ...
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(lat. Latinus) Eroe eponimo del popolo latino. Compare già in Esiodo, dove è detto figlio di Ulisse e di Circe, e signore, con il fratello Agrio, di una regione dell’estremo Occidente; più tardi è detto figlio di Telemaco e di Circe. La sua...
Lingua indoeuropea appartenente al gruppo italico o protolatino, lo stesso di cui fanno parte quelle di altri popoli (Ausoni, Opici, Enotri e Siculi) che, insieme ai Latini, si insediarono nella parte centromeridionale dell’Italia fra il 3°...