-ando
[lat. -andus, desinenza del gerundivo lat. della coniug. in -are, usato come agg.]. – Suffisso derivativo presente in agg. principalmente di origine lat. esprimenti l’obbligatorietà, la necessità, [...] l’imminenza di quanto espresso dal verbo che funge da base. L’uso spesso sostantivato ha prodotto anche un impiego nominale del suffisso: educanda, esecrando, laureando, locanda, maturando, serranda, venerando. ...
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parola
paròla s. f. [lat. tardo parabŏla (v. parabola1), lat. pop. *paraula; l’evoluzione di sign. da «parabola» a «discorso, parola» si ha già nella Vulgata, in quanto le parabole di Gesù sono le parole [...] semplici, composte; p. piana, tronca, sdrucciola, bisdrucciola (rispetto alla posizione dell’accento tonico); il tema, la radice, la desinenza, il prefisso, il suffisso di una p.; declinazione, flessione delle p.; la disposizione delle p. nella frase ...
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-ere
[lat. -ēre e -ĕre, desinenze dell’inf. dei verbi della seconda e terza coniug.]. – Desinenza (atona o tonica) dell’infinito dei verbi della seconda coniug.: crédere, lèggere, temére, vedére. ...
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-are1
-are1 [lat. -are]. – Desinenza dell’infinito dei verbi della prima coniug.: amare, lavorare, mangiare. Può essere applicata a nomi o ad aggettivi per trarne verbi: calmare, sciare, viaggiare. ...
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mimazione
mimazióne s. f. [dal nome, mīm, della lettera m dell’alfabeto arabo]. – Fenomeno fonetico caratteristico di alcune lingue semitiche (accadico, arabo merid., ecc.), consistente nell’aggiunta [...] di una -m finale alla desinenza; corrisponde alla nunazione (aggiunta di -n) della lingua araba. Nella più antica fase della famiglia linguistica semitica, raggiungibile mediante la comparazione, sembra che questi elementi siano stati particelle ...
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casaleggismo
s. m. La strategia politica di Gianroberto Casaleggio. ◆ La desinenza -ismo è sempre sgradita a chi è di turno per farne da radice. Aggiunge banalità, annacquamento, maniera all'unicità [...] del nome proprio, che qui è oltretutto cosparso di luccicanti gibigianne che rinviano graziosamente alla natura, a Pinocchio, a una petulante ma a suo modo autorevole, e mimetica e collettiva, esiguità. ...
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perculare
v. tr. (volg.) Deridere, sbeffeggiare, sfottere; beffare. ◆ Madre Teresa di Calcutta in completo Armani. A breve cavaliere del lavoro. In altre parole in Kirby impari a prendere per il culo [...] quindi sono "sbeffeggiare", "coglionare" eccetera. (LinkPop, Linkiesta.it, 11 febbraio 2016).
Dalla loc. (prendere) per (il) cul(o) con l’aggiunta della desinenza -are dei verbi della prima coniugazione. Voce che ha origine nei linguaggi giovanili. ...
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inclusivita
inclusività s. f. 1. Capacità di includere. 2. In particolare, capacità di includere più soggetti possibili nel godimento di un diritto, nella partecipazione a un’attività o nel compimento [...] , iOS 15, si può digitare il simbolo fonetico ə, schwa, che, per indicare un gruppo misto di persone, sostituisce la «classica» desinenza maschile plurale e include sia gli uomini, che le donne, che chi non si riconosce in uno dei due generi. (Monica ...
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Elemento conclusivo della parola fonica, con funzione morfologica o morfosintattica. Fanno ricco uso di desinenze le lingue ‘sintetiche’, come il latino, il greco, il sanscrito, il tedesco, alcune lingue semitiche ecc. È invece ridotto l’uso...
DESINENZA
La desinenza è l’elemento finale variabile di una parola, unito alla ➔radice, distingue il genere (femminile e maschile) e il numero (singolare e plurale) o, in caso di verbi, il ➔modo, il ➔tempo e la persona.
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