morfema
morfèma s. m. [der. del gr. μορϕή «forma», sul modello di fonema] (pl. -i). – In linguistica, elemento formale che conferisce aspetto e funzionalità alle parole e alle radici, definendone la [...] sia ai monemi) possono essere isolati, come le preposizioni e le congiunzioni, o uniti alla radice, come affissi, desinenze, alternanze qualitative o quantitative (per es., nel lat. didicĕram «avevo imparato», sono morfemi di- prefisso, -era- infisso ...
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uscire
(ant. escire) v. intr. [lat. exīre, comp. di ex «fuori» e ire «andare», raccostato a uscio] (nella coniugazione, si ha il tema usc- quando l’accento cade sulla desinenza, èsc- quando cade sul [...] tema; quindi: indic. pres. èsco, èsci, èsce, usciamo, uscite, èscono; cong. pres. èsca ..., usciamo, usciate, èscano; imperat. èsci, uscite; regolari tutti gli altri tempi: uscivo, uscirò, uscìi, uscèndo, ...
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uscita
s. f. [der. di uscire]. – 1. a. L’atto di uscire, di andare o venire fuori da un luogo chiuso o considerato come tale: l’u. degli scolari dalla scuola, l’u. degli impiegati dall’ufficio; l’u. [...] non c’è u. (con sign. simile a via d’uscita). 3. In senso fig., in varî usi scient. e tecn.: a. In linguistica, terminazione, desinenza, o fonema finale di una parola: verbi che hanno all’infinito l’u. in «-are»; u. in consonante, in vocale. b. In ...
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-uta
[dalla desinenza femm. del part. pass. di verbi delle coniug. in -ere e -ire]. – Suffisso derivativo di nomi tratti da verbi della seconda e della terza coniug., di cui esprimono la nozione (caduta, [...] spremuta, tenuta, venuta) ...
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-uto
[lat. -ūtus, desinenza del part. pass. di verbi delle coniug. in -ēre e -ĕre]. – Suffisso derivativo di aggettivi tratti originariamente da verbi, poi, già in lat., anche da nomi. I derivati indicano [...] la presenza, spesso vistosa o cospicua o eccessiva, di quanto designato dal termine di base, talvolta con una connotazione spregiativa (barbuto, biforcuto, cornuto, occhialuto, nasuto, ossuto, panciuto) ...
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campo
s. m. [lat. campus «campagna, pianura» poi «campo di esercitazioni, campo di battaglia»]. – Termine che ha assunto (per evoluzione dai sign. principali che già aveva nella lingua d’origine) notevole [...] : a. In linguistica, c. associativo, l’insieme dei rapporti che legano una qualsiasi unità linguistica (fonema, lessema, desinenza) alle altre unità del medesimo sistema linguistico; c. concettuale, c. lessicale e c. semantico, l’area dei concetti ...
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movere
mòvere v. tr. – Variante pop. o letter. di muovere (di uso comune però nelle forme della coniugazione con accento sulla desinenza: moviamo, movessi, movendo, ecc.). ...
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agglutinazione
agglutinazióne s. f. [dal lat. tardo agglutinatio -onis]. – Atto dell’agglutinarsi, del congiungersi e consolidarsi insieme; con sign. specifici in medicina e in linguistica: 1. In medicina, [...] o più suffissi aventi ciascuno una sola funzione; mentre infatti in una lingua flessiva, come una qualsiasi lingua indoeuropea, ciascuna desinenza indica contemporaneamente sia il numero sia il caso, sia, per i verbi, la persona e il tempo (in latino ...
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s, S
(èsse) s. f. o m. – Diciottesima lettera dell’alfabeto latino; della sua forma originaria nella scrittura si hanno scarse notizie per la fase anteriore al greco, non sapendosi con certezza quale [...] parole di composizione meno chiara (es. preside, disegno, risorto), qui però con alcune eccezioni (es. presule, bisestile, desinenza); 2) la s è sorda, fatte pochissime eccezioni, nei sostantivi e aggettivi in -ése (es. berlinese, calabrese), negli ...
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latinorum
latinòrum s. m. – Parola formata popolarmente con la desinenza -orum del genitivo plur. latino per indicare spreg. o scherz. il latino, quand’esso non è inteso o è adoperato da chi non vuole [...] farsi intendere (e con questa accezione può indicare un discorso anche non latino ma costruito con parole intenzionalmente oscure, involute o troppo tecniche). È nota soprattutto per la frase pronunciata ...
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Elemento conclusivo della parola fonica, con funzione morfologica o morfosintattica. Fanno ricco uso di desinenze le lingue ‘sintetiche’, come il latino, il greco, il sanscrito, il tedesco, alcune lingue semitiche ecc. È invece ridotto l’uso...
DESINENZA
La desinenza è l’elemento finale variabile di una parola, unito alla ➔radice, distingue il genere (femminile e maschile) e il numero (singolare e plurale) o, in caso di verbi, il ➔modo, il ➔tempo e la persona.
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