propinquità (ant. propinquitade) s. f. [dal lat. propinquĭtas -atis, der. di propinquus "propinquo"], lett. - [l'essere vicino, anche con la prep. a: veggendosi in tanta propinquitade a la gentilissima [...] donna (Dante)] ≈ adiacenza, prossimità, vicinanza. ↔ distanza (da), lontananza (da). ...
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propinquo /pro'pinkwo/ [dal lat. propinquus, der. di prope "vicino, presso"]. - ■ agg. 1. (ant.) [che si trova nello spazio circostante, con la prep. a: questa luculenta e cara gioia Del nostro cielo che [...] più m'è propinqua (Dante)] ≈ adiacente, contiguo, prossimo, vicino, [con riferimento a luoghi] confinante, [con riferimento a luoghi] limitrofo. ↔ distante (da), lontano (da). ↑ remoto. 2. (estens., lett.) [che avverrà tra breve, che sta per ...
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mentre /'mentre/ [lat. dŭm intĕrim "mentre frattanto", attraverso l'ital. ant. doméntre]. - ■ cong. 1. a. [con valore temporale: m. leggeva, suonarono alla porta] ≈ (non com.) intanto che, (non com.) (nel) [...] momento. ■ mentre che (o nel mentre che) locuz. cong., non com. 1. [con valore temporale: nel m. che rientravo; M. che l'uno spirto questo disse, L'altro piangea (Dante)] ≈ [→ MENTRE cong. (1. a)]. 2. [con valore avversativo] ≈ [→ MENTRE cong. (2)]. ...
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mero /'mɛro/ agg. [dal lat. merus], lett. - 1. (ant.) [caratterizzato da purezza: Come raggio di sole in acqua m. (Dante)] ≈ limpido, (non com.) pretto, pulito, puro, schietto. ↔ impuro, opaco, sporco, [...] torbido. 2. (fig.) [che non implica nulla di più, sempre preposto al sost.: m. curiosità; si tratta di un m. sospetto] ≈ puro (e semplice), semplice ...
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gentile¹ agg. [dal lat. gentilis "che appartiene alla gens, cioè alla stirpe", poi "di buona stirpe"]. - 1. a. (ant.) [di persona, che si distingue per nobiltà di nascita, per eccellenza di stirpe e sim., [...] concepire in sé sentimenti che nobilitano, che rendono magnanimi e sim.: Amor, ch'al cor gentil ratto s'apprende (Dante)] ≈ elevato, nobile. ↔ plebeo, vile, volgare. 2. a. [di persona i cui modi rivelano garbo, educazione, affabilità e sim.: essere ...
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alpe s. f. [lat. alpis]. - 1. (lett.) [rilievo montuoso: Come di neve in a. sanza vento (Dante)] ≈ catena (montuosa), gruppo (montuoso), montagna, monte. 2. (zoot.) [pascolo estivo d'alta montagna] ≈ alpeggio, [...] malga ...
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gesta /'dʒɛsta/ s. f. [dal lat. gesta -orum, pl. neutro di gestum, part. pass. di gerĕre "compiere"] (pl. le gesta). - 1. a. [al plur., imprese gloriose, eroiche e sim., anche iron.: le g. di un eroe; [...] , vicende. b. (estens., iron.) [al plur., atti inconsueti, con effetti negativi] ≈ bravate, (scherz.) rodomontate, spacconate. 2. (ant., lett.) [gruppo di armati schierati a battaglia: quando Carlo Magno perdé la santa g. (Dante)] ≈ [→ GENTE (4)]. ...
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amanza /a'mantsa/ (o manza) s. f. [dal provenz. amansa], ant. - 1. [donna amata: O a. del primo amante (Dante)] ≈ amante, amata. 2. [oggetto di passione] ≈ amore. ↑ passione. ...
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ambage s. f. [dal lat. ambages, comp. di amb- "intorno" e tema (con allungamento apofonico) di agĕre "condurre"] (pl. -gi), lett. - 1. (ant.) [cammino tortuoso, andirivieni di strade]. 2. (fig.) [giro [...] intricato e ambiguo di parole: Né per a., in che la gente folle Già s'inviscava ... (Dante)] ≈ circonlocuzione, giro di parole, perifrasi. ▲ Locuz. prep.: lett., senz'ambagi [in chiari termini] ≈ a chiare lettere, apertamente, chiaramente, ...
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mettere /'met:ere/ [lat. mittere "mandare", nel lat. tardo "mettere"] (pass. rem. misi, mettésti, part. pass. mésso). - ■ v. tr. 1. a. [far sì che qualcosa occupi una determinata posizione o un determinato [...] . (lett.) [far sì che qualcuno vada in un luogo: Ben m'accorsi ch'elli era da ciel messo (Dante)] ≈ inviare, mandare. ↔ richiamare. ● Espressioni: mettere al bando → □; mettere in fuga [costringere a fuggire] ≈ cacciare, scacciare; mettere in libertà ...
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Poeta (Firenze, tra il maggio e il giugno 1265 - Ravenna, notte dal 13 al 14 settembre 1321). Della madre, che dovette morire presto, non sappiamo che il nome, Bella; il padre, Alighiero di Bellincione di Alighiero, morto intorno al 1283, apparteneva...
Dante
In tutta l'opera sua D. nomina sé stesso (e per la forma del nome, v. DURANTE) solo in Rime XCIII 1 (Io Dante a te che m'hai così chiamato, in un sonetto di risposta a un amico), e in Pg XXX 55, dove si fa rimproverare da Beatrice: Dante,...