noto1
nòto1 agg. [dal lat. notus, part. pass. di noscĕre «conoscere»]. – Conosciuto: mi è n. la sua tenacia; non è ancora n. la data degli esami; s’incamminò per un sentiero che solo a lui era n., o, [...] in funzione verbale (con essere in funzione di ausiliare): l’una [donna] tanto rossa Ch’a pena fora dentro al foco nota (Dante), a stento si sarebbe potuta distinguere in mezzo alle fiamme. Con valore neutro, in funzione di pred. nominale: è n. che ...
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preciso2
preciṡo2 agg. [dal lat. praecisus, propr. part. pass. di praecidĕre «tagliare, troncare»: v. precidere]. – 1. a. Che risponde esattamente alla realtà, ai fatti: fare un conto, un calcolo p.; [...] dovere. 3. Con valore e uso avverbiale: a. ant. Con precisione: intorno di lei Sì preciso di sopra si favella (Dante), con termini netti e precisi. b. In risposte, e usato assol., come affermazione o conferma: «È questo che intendevi dire?» «Preciso ...
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inforcare
v. tr. [der. di forca] (io infórco, tu infórchi, ecc.). – 1. Prendere, infilare con la forca o nella forca: i. i covoni, la paglia, il fieno. Fig.: Ma Barbariccia il chiuse con le braccia E [...] e tese, riferito soprattutto all’atto del cavalcare: i. l’arcione, la sella, montare in sella; dovresti inforcar li suoi arcioni (Dante); i. il cavallo (scherz., i. l’asino), e quindi i. la bicicletta, la moto. Per estens.: i. gli occhiali (sul naso ...
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se1
se1 〈sé〉 avv. e cong. [lat. sīc «così», incrociatosi con se2] (radd. sint.), ant. – Così. Si usava, con valore deprecativo, in principio di frase che esprimesse un desiderio o un augurio e che poteva [...] avere forma d’inciso (per es.: Cotal m’apparve, s’io ancor lo veggia, Un lume per lo mar venir sì ratto ..., Dante), o essere correlativa ad altra proposizione, avendo in questo caso anche valore ipotetico: deh, se quel disio Si compia che ti tragge ...
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se
sé pron. rifl. [lat. sē] (radd. sint.). – 1. Forma forte della declinazione del pron. rifl. di 3a pers.; si usa soltanto quand’è riferito al soggetto (maschile o femminile, singolare o plurale) o [...] se la deve prendere con me ma con sé stessa; E ’l fiorentino spirito bizzarro In sé medesmo si volvea co’ denti (Dante); in questi casi il pron. è scritto spesso, ma senza valide ragioni che lo giustifichino, senza accento: se stesso, se medesimo (in ...
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foga
fóga s. f. [lat. fŭga «fuga»]. – Impeto, furia, ardore, e sim.: nella f. del parlare, del discorso; correre di foga; discutere con foga. Riferito a cose, movimento rapido, impetuoso: fu tanta e [...] ’Arno (G. Villani). Con accezioni più partic.: Come ... per salire al monte ... Si rompe del montar l’ardita foga Per le scalee (Dante), si modera l’eccessiva ripidità della salita per mezzo di scale; l’onde Dietro a le quali, per la lunga foga, Lo ...
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veduta
s. f. [der. di vedere, part. pass. veduto]. – 1. a. non com. L’atto e il fatto di vedere, soprattutto in alcune espressioni come lo so di veduta o per veduta, lo posso affermare di veduta, per [...] v.; Or tu chi se’, che vuo’ sedere a scranna, Per giudicar di lungi mille miglia Con la v. corta d’una spanna? (Dante). Com. soprattutto al plur., con riferimento al modo di vedere e giudicare le cose, alla maggiore o minore larghezza d’idee: uomo di ...
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parvolo
pàrvolo s. m. (f. -a) e agg. [dal lat. parvŭlus: v. pargolo]. – Variante di pargolo, rispetto a cui è forma di tono anche più letter., e ormai ant. Come sost.: a la mia guida Mi volsi, come parvol [...] che ricorre Sempre colà dove più si confida (Dante); qua mostrando Verran le madri ai p. le belle Orme del vostro sangue (Leopardi). Come agg.: tra ’l gelo antico S’affaccia la vïola e disasconde Sua p. beltà (Carducci). ◆ Dim. parvolétto, pargoletto ...
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discrezione
discrezióne s. f. [dal lat. tardo discretio -onis, der. di discernĕre «discernere», part. pass. discretus]. – 1. Facoltà, potere di discernere, come norma del giudicare e del volere: lo più [...] bello ramo che de la radice razionale consurga si è la d. (Dante); anni della d., età della d., età in cui il fanciullo raggiunge la capacità di discernere il male dal bene e di regolare su tale giudizio le proprie azioni: il nostro Abbondio ... s’ ...
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pascere
pàscere v. tr. [dal lat. pascĕre «pascolare, nutrire» (e come deponente intr., pasci «essere al pascolo, nutrirsi»)] (io pasco, tu pasci, ecc.; pass. rem. pascètti [meno com. pascéi], pascésti, [...] . avere), con sign. non diverso dal prec.: L’Arpie, pascendo poi de le sue foglie, Fanno dolore, e al dolor fenestra (Dante). Usato assol., pascolare, essere al pascolo: D’intorno a lui le sue pecore pascono (Poliziano). Rari i tempi composti, che si ...
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Poeta (Firenze, tra il maggio e il giugno 1265 - Ravenna, notte dal 13 al 14 settembre 1321). Della madre, che dovette morire presto, non sappiamo che il nome, Bella; il padre, Alighiero di Bellincione di Alighiero, morto intorno al 1283, apparteneva...
Dante
In tutta l'opera sua D. nomina sé stesso (e per la forma del nome, v. DURANTE) solo in Rime XCIII 1 (Io Dante a te che m'hai così chiamato, in un sonetto di risposta a un amico), e in Pg XXX 55, dove si fa rimproverare da Beatrice: Dante,...