vanto
s. m. [der. di vantare]. – 1. Il vantare o piuttosto il vantarsi di qualche merito o capacità; vanteria. È usato soprattutto nelle espressioni menare, darsi, farsi vanto o gran v., vantarsi, millantarsi: [...] sopra tutti gli altri; e fig.: Non vedi tu la morte che ’l combatte Su la fiumana ove ’l mar non ha vanto? (Dante), rispetto alla quale neanche il mare è più pericoloso. b. Merito, pregio, gloria; fatto o condizione che costituisce motivo di merito e ...
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piuma
s. f. [lat. plūma]. – 1. a. Nome delle penne molli e non resistenti (lat. scient. plumulae) degli uccelli, generalm. prive di rachide e di vessillo, con barbe impiantate nell’ombelico superiore [...] è una p.; prova’ io come Pesa il gran manto a chi dal fango il guarda, Che piuma sembran tutte l’altre some (Dante). 2. Con valore collettivo, l’intero piumaggio degli uccelli, comprensivo di piume e penne: è un uccello di splendida piuma. 3. estens ...
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fallare
v. intr. [lat. tardo fallare (in glosse), per il class. fallĕre «ingannare» (nel medio passivo «ingannarsi, sbagliare»)] (aus. avere). – 1. Sbagliare, peccare: se ’n ciò fallassi, Colpa d’Amor, [...] anche con la particella pron. in funzione rafforzativa (cfr. l’uso analogo di sbagliarsi): Sì ch’è forte a veder chi più si falli (Dante). È dell’uso letter., salvo in alcuni prov.: chi non fa non falla; chi fa falla e chi non fa sfarfalla; chi assai ...
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costa
còsta s. f. [lat. cŏsta, col sign. anatomico, e fig., al plur., «coste (delle navi, ecc.)»]. – 1. a. In anatomia, ognuna delle ventiquattro ossa dell’uomo (dodici per ciascun lato), di forma allungata, [...] coperto di vegetazione: salire, scendere la c.; casa, podere in c., a mezza c.; Quel monte a cui Cassino è ne la c. (Dante). b. Strada che sale sul fianco d’una collina, spec. nella toponomastica urbana di Firenze e di Siena: C. San Giorgio, C. dell ...
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sestina
s. f. [dim. di sesto1, sostantivato al femm.]. – 1. a. Forma particolare della canzone, come composizione poetica, formata nel suo schema tipico di sei stanze di sei endecasillabi ciascuna, con [...] Annunzio. Lo schema della sestina può essere duplicato, e talora anche triplicato e sestuplicato; un esempio di s. doppia è in Dante (Rime CII, «Amor, tu vedi ben che questa donna»), formata di cinque stanze di 12 endecasillabi (in cui le parole-rime ...
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sesto1
sèsto1 agg. num. ord. s. m. [lat. sĕxtus, der. di sex «sei»]. – 1. a. Che, in una sequenza o in una successione ordinata, occupa il posto corrispondente al numero sei, cioè viene dopo altri cinque [...] può dividere, o è stato diviso, un intero. c. ant. o non com. Formato di sei unità: La s. compagnia in due si scema (Dante); s. rima, lo stesso che sestina, come strofa: un poema eroicomico in s. rima. 2. s. m. a. Ciascuna delle sei parti uguali in ...
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benedetto
benedétto agg. [part. pass. di benedire]. – 1. a. Che ha avuto la benedizione divina: acqua b.; l’ulivo b., nella ricorrenza della Pasqua. b. estens. Che ha avuto la benedizione del cielo, [...] .; b. il nome di Gesù!; b. l’Altissimo; che tu sia b.; b. la sua carità!; Benedetta colei che in te s’incinse! (Dante). 4. È frequente, nell’uso fam., per esprimere amoroso rimprovero: b. figlioli!; quanti pensieri mi dà quel b. ragazzo; o impazienza ...
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orribile
orrìbile agg. [dal lat. horribĭlis, der. di horrere «provare orrore»]. – Che suscita un sentimento di orrore, spaventoso: un o. delitto; un o. disastro; fare una morte o.; soffrire o. tormenti; [...] molto disagiato; un film, un quadro, un palazzo o., molto brutto, di nessun pregio estetico. ◆ Avv. orribilménte, in modo orribile, spaventosamente: Stavvi Minòs orribilmente, e ringhia (Dante); lo scoppio della bomba lo aveva orribilmente straziato. ...
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stile
s. m. [lat. stĭlus «stilo»: v. stilo]. – 1. Lo stesso, ma meno frequente, che stilo, in varî sign.: a. Piccola asta d’osso o di metallo, appuntita a un’estremità e piatta dall’altra, usata dagli [...] lo s.) del Petrarca. Con agg. qualificativi: Deporrò giù lo mio soave stile, Ch’i’ ho tenuto nel trattar d’amore (Dante); dir d’amore in stili alti et ornati (Petrarca); le quali [novellette] non solamente in fiorentin volgare e in prosa scritte per ...
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scienza
sciènza s. f. [dal lat. scientia, der. di sciens scientis, part. pres. di scire «sapere»]. – 1. Il fatto di sapere, di conoscere qualche cosa; notizia, conoscenza: come ’l mio corpo stea Nel [...] mondo sù, nulla scïenza porto (Dante); siccome delle cose fisiche, o sia de’ moti de’ corpi non si può avere certa sc., senza epoche storiche: la sc. è ultima perfezione de la nostra anima (Dante); l’amore per la sc.; il lume, i lumi della sc.; ...
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Poeta (Firenze, tra il maggio e il giugno 1265 - Ravenna, notte dal 13 al 14 settembre 1321). Della madre, che dovette morire presto, non sappiamo che il nome, Bella; il padre, Alighiero di Bellincione di Alighiero, morto intorno al 1283, apparteneva...
Dante
In tutta l'opera sua D. nomina sé stesso (e per la forma del nome, v. DURANTE) solo in Rime XCIII 1 (Io Dante a te che m'hai così chiamato, in un sonetto di risposta a un amico), e in Pg XXX 55, dove si fa rimproverare da Beatrice: Dante,...