scemo1
scémo1 agg. e s. m. (f. -a) [der. di scemare, propr. part. pass. senza suffisso; ma col sign. 1, semus è già presente nel lat. mediev. (sec. 13°)]. – 1. agg. a. Scemato, non pieno, non intero: [...] sentisse (Boccaccio), non pienamente credente, eretico. b. ant. o letter. Mancante, privo: Ma Virgilio n’avea lasciati scemi Di sé (Dante); Festi, barbar crudel, del capo scemo Il più ardito garzon (Ariosto); le voglie indegne, E di nervi e di polpe ...
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scuro1
scuro1 agg. e s. m. [lat. obscūrus, con aferesi della sillaba iniziale]. – 1. agg. a. Oscuro, poco illuminato; che è privo, parzialmente o del tutto, di luce: un luogo s.; un antro s. e tenebroso; [...] oscuro): Credette Cimabue ne la pittura Tener lo campo, e ora ha Giotto il grido, Sì che la fama di colui è scura (Dante). c. Triste, funesto: tempi s.; gli anni s. della guerra; ant., infelice: figlio de mamma s. (Iacopone da Todi, nel pianto della ...
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scemo2
scémo2 s. m. [der. (deverbale a suffisso zero) di scemare], ant. – 1. a. Diminuzione, calo; in partic., calo di un prezzo, abbuono d’imposta o di debito, sconto. b. Difetto, imperfezione: ènne [...] dolce così fatto scemo (Dante, parlando del difetto di conoscenza degli spiriti celesti riguardo ai futuri beati). 2. In senso concr., quantità, parte mancante; in partic.: lo sc. de la luna (Dante), la parte oscura della luna non piena. ...
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margherita
(ant. o region. margarita) s. f. [lat. margarīta «perla», dal gr. μαργαρίτης, che aveva i sign. 1 e 2, il secondo forse per il colore bianco]. – 1. a. ant. Perla: non si deono le margarite [...] ) [v. anche margaritas ante porcos]; e con uso fig.: Per entro sé l’etterna margarita Ne ricevette (Dante, Par. II, 34, con riferimento al cielo della Luna assomigliato per la lucentezza a pietra preziosa; e similmente, Par. VI, 127, del cielo di ...
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scempio1
scémpio1 agg. [lat. sĭmplus, variante di simplex «semplice» (influenzata da duplus «doppio» e anche dal gr. ἀπλοῦς «semplice»)]. – 1. Semplice, non doppio: [il mio dubbio] Prima era sc., e ora [...] o geminate. 2. ant. fig. Sciocco, dissennato: E quel che più ti graverà le spalle, Sarà la compagnia malvagia e scempia (Dante); non son per spender parola in rispondere a inezzie così scempie (Galilei). Con questo sign. la parola è oggi viva nell ...
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prosopopea
proṡopopèa (non com. proṡopopèia) s. f. [dal lat. prosopopoeia, gr. προσωποποιία, der. di προσωποποίεω «personificare», comp. di πρόσωπον «faccia, persona» e ποιέω «fare»]. – 1. Figura retorica [...] , astratte, come se fossero presenti, vive, animate: è una figura questa, quando a le cose inanimate si parla, che si chiama da li rettorici prosopopeia (Dante); è, come dicono i retori, una prosopopea dell’Allighieri (Carducci, citando il sonetto ...
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introcque
intròcque (o intròque) avv. [lat. inter hōc, propr. «tra questo, durante questo»], ant. – Intanto, frattanto, in questo o in quel mentre: Sì mi parlava, e andavamo introcque (Dante, Inf. XX, [...] 130). Nel De vulgari eloquentia (I, 13, 1-2: manichiamo introque ...), Dante stesso cita questa parola come esempio di plebeismo fiorentino, condannandola come indegna del volgare illustre. ...
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dimora
dimòra s. f. [der. di dimorare]. – 1. a. Il dimorare; sosta, permanenza in un luogo: prenderai Alcun buon frutto di nostra d. (Dante); far d., dimorare o anche fermarsi, sostare in un luogo, e [...] a d., o mettere a d., collocare una pianta nel terreno, nel posto dove rimarrà stabilmente. 3. letter. Indugio, ritardo: Quando s’accorse d’alcuna dimora Ch’io facea dinanzi a la risposta (Dante); sì come colei a cui la d. lunga gravava (Boccaccio). ...
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compiere
cómpiere v. tr. [lat. complēre, con mutamento di coniug.] (io cómpio, ecc.; pass. rem. compiéi e più com. compìi, da compire; anche le altre forme sono da compire [compivo, compirò, compissi, [...] compirà domani nove mesi): ho compiuto le mie ricerche; a lavoro compiuto; Quand’elli ebbe ’l suo dir così compiuto (Dante); E compie’ mia giornata inanzi sera (Petrarca). Spesso indica non solo la fine materiale, ma anche la felice riuscita, il ...
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trasmutazione
trasmutazióne (ant. transmutazióne) s. f. [dal lat. transmutatio -onis]. – 1. a. letter. L’azione di trasmutare, il fatto di venire tramutato o di trasmutarsi; trasformazione, mutamento, [...] transmutati d’ebreo in greco e di greco in latino, e ne la prima transmutazione tutta quella dolcezza venne meno (Dante). 2. In fisica nucleare, reazione per cui un nuclide si trasforma in un altro diverso. 3. In alchimia, pretesa trasformazione ...
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Poeta (Firenze, tra il maggio e il giugno 1265 - Ravenna, notte dal 13 al 14 settembre 1321). Della madre, che dovette morire presto, non sappiamo che il nome, Bella; il padre, Alighiero di Bellincione di Alighiero, morto intorno al 1283, apparteneva...
Dante
In tutta l'opera sua D. nomina sé stesso (e per la forma del nome, v. DURANTE) solo in Rime XCIII 1 (Io Dante a te che m'hai così chiamato, in un sonetto di risposta a un amico), e in Pg XXX 55, dove si fa rimproverare da Beatrice: Dante,...