rabbioso
rabbióso agg. [dal lat. rabiosus, der. di rabies «rabbia»]. – 1. Di animale, o dell’uomo, malato di rabbia: cane, gatto r.; in similitudini: era fuori di sé (oppure gridava, smaniava, ecc.) [...] , furioso, smodato, eccessivo, e anche accanito: Questi [il leone] parea che contra me venisse Con la test’alta e con r. fame (Dante); odio r., sforzi r.; la fuga dei due corridori ha provocato la r. reazione del gruppo. c. Riferito a cose, spec. a ...
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chiostra
chiòstra s. f. [lat. claustra, plur. di claustrum: v. chiostro]. – 1. Recinto, luogo chiuso: Il gridar d’un damigello Risonò fuor de la ch. (Carducci); ant., chiostro: Fuor mi rapiron de la [...] dolce ch. (Dante). 2. a. Cerchia: una ch. di monti, di poggi, d’alberi; questa di bei colli ombrosa ch. (Petrarca); anche il o cavità di forma circolare: l’ultima chiostra Di Malebolge (Dante). ◆ Dim. chiostrina, con accezione partic. (v. la voce ...
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inchinare
v. tr. e intr. [lat. inclīnare, comp. di in-1 e clinare «chinare, piegare»]. – 1. tr. Chinare, abbassare: Ratto inchinai la fronte vergognosa (Petrarca). In usi fig. (letter.): i. l’orecchio, [...] la forma intr., senza la particella pron.: Vinto dal sonno, in su l’erba inchinai (Dante); e quei fé segno Ch’i’ stessi queto ed inchinassi ad esso (Dante). Col sign. di chinarsi in atto di ossequio, riverire, ossequiare, il verbo si trova adoperato ...
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vigilia
vigìlia s. f. [dal lat. vigilia, propr. «il fatto di vegliare, vigilanza» e quindi «veglia», der. di vigil -ĭlis «vigile»]. – 1. a. letter. Veglia, notte trascorsa senza dormire, per studio, [...] Leopardi); e in senso fig.: A questa tanto picciola vigilia D’i nostri sensi ch’è del rimanente Non vogliate negar ... (Dante), la veglia della vita, contrapposta al sonno della morte. b. letter. ant. Veglia funebre: dove il corpo di ser Ciappelletto ...
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cuore
cuòre (pop. e poet. còre) s. m. [lat. cŏr]. – 1. a. Organo muscolare, cavo, che costituisce il centro motore dell’apparato circolatorio, situato, nell’uomo, tra i due polmoni, sopra al diaframma, [...] l’ora che volge il desio Ai navicanti e ’ntenerisce il core (Dante). b. L’intimità stessa del pensiero e del sentimento: aprire il proprio; Molti han giustizia in cuore, e tardi scocca (Dante); Né più nel cor mi parlerà lo spirto Delle vergini Muse ...
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vecchio
vècchio agg. e s. m. [lat. tardo e pop. vĕclus per il lat. class. vĕtŭlus, dim. di vetus «vecchio»]. – 1. a. Che è molto avanti negli anni, che è nell’età della vecchiaia (contrapp. a giovane [...] uomo v.; una donna v.; la sua v. mamma; i suoi v. genitori; due v. sposi; Io e ’ compagni eravam vecchi e tardi (Dante); sono diventato v.; mi sento v.; nell’uso fam., v. come il cucco, più v. di Matusalemme; talvolta determinato da un compl.: v. d ...
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pensiero
pensièro (ant. pensière, pensièri, e pensèro, pensère, pensèri) s. m. [dal provenz. pensier, der. del lat. pensare «pensare»]. – 1. a. La facoltà del pensare, cioè l’attività psichica mediante [...] (in questo senso si usa anche il plur.): Ché sempre l’omo in cui pensier rampolla Sovra pensier, da sé dilunga il segno (Dante); Di pensier in pensier, di monte in monte Mi guida Amor (Petrarca); rivolgendo in sé quel che far deggia, In gran tempesta ...
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tradire
v. tr. [lat. tradĕre «consegnare», attraverso il sign. di «consegnare ai nemici», «consegnare con tradimento»; cfr. soprattutto l’uso assoluto del verbo tradĕre nel passo del Vangelo di Luca [...] non posso fidarmi di chi ha già tradito una volta; nel cerchio minore ... Qualunque trade in etterno è consunto (Dante). 2. estens. a. Deludere, agendo in modo contrario all’interesse, all’aspettativa, alla convenienza: t. l’aspettazione altrui, fare ...
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voltare
v. tr. e intr. [lat. volg. *voltare, da *volvitare, per il lat. class. volŭtare, der. di volvĕre «volgere»] (io vòlto, ecc.). – 1. tr. a. Muovere, piegare una parte del corpo in una direzione [...] girare (nell’uso mod. piuttosto rivoltare): [l’Archiano] Voltòmmi per le ripe e per lo fondo (Dante); Voltando pesi per forza di poppa (Dante); per ciò che nel fondo l’aveva Alessandro voltato (Boccaccio). c. Nel linguaggio architettonico (come der ...
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villa
s f. [lat. vīlla «podere, fattoria, casa di campagna»]. – 1. a. Abitazione solitamente elegante e con parco o giardino, situata sia in campagna (per lo più all’interno di un fondo rustico dello [...] L’uom de la v. quando l’uva imbruna (Dante). 3. a. Nella corografia medievale, piccolo centro rurale Se tu se’ sire de la villa Del cui nome ne’ dèi fu tanta lite (Dante, alludendo ad Atene); Lascia tacere un po’ tuo maggior tromba Ch’i’ fo squillar ...
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Poeta (Firenze, tra il maggio e il giugno 1265 - Ravenna, notte dal 13 al 14 settembre 1321). Della madre, che dovette morire presto, non sappiamo che il nome, Bella; il padre, Alighiero di Bellincione di Alighiero, morto intorno al 1283, apparteneva...
Dante
In tutta l'opera sua D. nomina sé stesso (e per la forma del nome, v. DURANTE) solo in Rime XCIII 1 (Io Dante a te che m'hai così chiamato, in un sonetto di risposta a un amico), e in Pg XXX 55, dove si fa rimproverare da Beatrice: Dante,...