volonta
volontà (ant. volontade e volontate) s. f. [lat. voluntas -atis, dal tema vol- delle forme volo, volui di velle; v. volere2]. – 1. La facoltà e la capacità di volere, di scegliere e realizzare [...] e soprannaturali: il rapporto tra v. divina e v. umana; E ’n la sua [di Dio] volontate è nostra [di noi beati] pace (Dante); v. salvifica, nella teologia cattolica, la volontà di Dio intesa alla salvezza dell’uomo, di tutti gli esseri umani. 2. a. Il ...
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pelle
pèlle s. f. [lat. pĕllis]. – 1. a. In senso generico, organo di rivestimento esterno del corpo dell’uomo o degli animali, detta anche cute e facente parte, con i cosiddetti annessi cutanei, del [...] tegumentario: Palida ne la faccia, e tanto scema [= magra, priva di carne] Che da l’ossa la p. s’informava (Dante); coperto di pelli di vai (Boccaccio). Con riferimento all’uomo: p. fina, liscia, sottile, delicata, ruvida, secca, grassa, lustra; p ...
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polso
pólso s. m. [lat. pŭlsus -us «battito», der. di pellĕre «battere, urtare, spingere», part. pass. pulsus]. – 1. In fisiologia, la dilatazione ritmica delle pareti dei vasi sanguigni, e segnatamente [...] i p.): Vedi la bestia per cu’ io mi volsi; Aiutami da lei, famoso saggio, Ch’ella mi fa tremar le vene e i p. (Dante); Mi desto da un sogno, Da un sogno orribile! Mi tremano i polsi, Soltanto nel ricordare! (Capuana). 3. Nell’abbigliamento maschile e ...
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umano
agg. [dal lat. humanus, der. di homo «uomo»]. – 1. Dell’uomo, che è proprio degli uomini (in quanto distinti rispetto agli altri esseri animati o inanimati): il corpo u.; la vita u.; gli esseri [...] è proprio dell’uomo o che appartiene agli uomini: Io, che al divino da l’umano, A l’etterno dal tempo era venuto (Dante); difficoltà che superano l’umano; urli atroci, che non hanno più nulla di umano. In usi poet., al plur., gli uomini, il genere ...
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tracotanza
s. f. [tratto da oltracotanza]. – L’essere tracotante, arroganza dovuta a eccesso di superbia o presunzione: non sopporto più la sua t.; rispondere, trattare con t.; ha avuto la t. di sostenere [...] che dovevamo stare ai suoi ordini; Questa lor t. non è nova (Dante), dei diavoli che tentano di impedire il passaggio a Dante e Virgilio. ...
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fidare
v. tr. e intr. [lat. *fīdare, der. di fīdus «fedele»]. – 1. tr. a. Affidare, dare in consegna con fiducia; con compl. di cosa: f. un oggetto prezioso a un custode di pochi scrupoli; prov., a can [...] fidar farina; con compl. di persona: f. il bambino a una bambinaia; fig.: Prima ch’a l’alto passo tu mi fidi (Dante); poet.: l’agile Corpo all’aure fidando (Foscolo), slanciandosi leggera nella danza. In queste accezioni il verbo è di uso letter. o ...
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frate
s. m. [lat. frater «fratello»]. – 1. ant. Fratello: Moronto fu mio f. ed Eliseo (Dante). La parola fu molto in uso anche come vocativo, soprattutto per esprimere affetto o un sentimento di amore [...] cose inanimate, in quanto considerate creature di Dio, come fu proprio dello spirito francescano): o dolce f., che vuo’ tu ch’io dica? (Dante); Ben mi si potria dir: Frate, tu vai L’altrui mostrando, e non vedi il tuo fallo (Ariosto); f. lupo, tu fai ...
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lieto
lièto agg. [lat. laetus «fertile», poi «lieto»; cfr. letame]. – 1. a. Che ha in sé letizia, che prova un sentimento di gioia, di contentezza intima e serena, sia nell’atto sia abitualmente: essere, [...] alle mie parole. Per estens., poet., riferito alla natura, alle cose (anche astratte): la vertù dee essere l., e non trista (Dante); Lieta dell’äer tuo veste la Luna Di luce limpidissima i tuoi colli (Foscolo); così nella frase far l., rallegrare: le ...
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lieve
liève (ant. lève) agg. [lat. lĕvis]. – È in genere sinon. di leggero, rispetto al quale è meno pop. e ha inoltre un valore più soggettivo, di cosa che, più che esser leggera in sé, faccia sentir [...] percepito dai sensi: un l. rumore; un l. fruscio. Ant., facile, agevole: questa ultima parte è l. a intendere (Dante). Con funzione avv.: con l’indice destro, lieve lieve Sopra gli occhi scorrendo ... (Parini). ◆ Avv. lieveménte, leggermente, pian ...
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ricordare
v. tr. [lat. recŏrdari, der., col pref. re-, di cor cordis «cuore», perché il cuore era ritenuto la sede della memoria] (io ricòrdo, ecc.). – 1. Richiamare alla propria memoria: cerca di r. [...] . pron. ricordarsi di, che è di uso anche più pop.: nessun maggior dolore Che ricordarsi del tempo felice Ne la miseria (Dante); non mi ricordo affatto di questo particolare; ti ricordi ancora di me?; me ne ricordo benissimo; sicuro che me ne ricordo ...
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Poeta (Firenze, tra il maggio e il giugno 1265 - Ravenna, notte dal 13 al 14 settembre 1321). Della madre, che dovette morire presto, non sappiamo che il nome, Bella; il padre, Alighiero di Bellincione di Alighiero, morto intorno al 1283, apparteneva...
Dante
In tutta l'opera sua D. nomina sé stesso (e per la forma del nome, v. DURANTE) solo in Rime XCIII 1 (Io Dante a te che m'hai così chiamato, in un sonetto di risposta a un amico), e in Pg XXX 55, dove si fa rimproverare da Beatrice: Dante,...