odio
òdio s. m. [dal lat. odium, der. di odisse «odiare»]. – 1. Sentimento di forte e persistente avversione, per cui si desidera il male o la rovina altrui; o, più genericam., sentimento di profonda [...] giusta avversione, e quindi la condanna morale, del male: D’ogne malizia, ch’odio in cielo acquista, Ingiuria è ’l fine (Dante). 3. Con sign. concr., persona, cosa o elemento che è oggetto di profonda avversione, di totale rifiuto e sim.: avevo due ...
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quivi
avv. [lat. tardo eccu(m) ĭbī], letter. – Ivi, nel luogo di cui si parla o che si è già nominato o a cui comunque si accenna: Così sen va, e q. m’abbandona Lo dolce padre (Dante); Q. egli avendo [...] ): Noi fummo tutti già per forza morti, E peccatori infino a l’ultima ora: Q. lume del ciel ne fece accorti (Dante). Anticam. si trova talora usato (come qui) con valore di sost., equivalente a «questo luogo, quel luogo»: domandò Giosefo un buono ...
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putto1
putto1 agg. [dal fr. ant. put «malvagio, vile, abietto», che è il lat. putĭdus «puzzolente»; v. puttana], ant. – Da puttana, di una puttana: La meretrice che mai da l’ospizio Di Cesare non torse [...] li occhi putti (Dante, alludendo all’invidia); in partic., con riferimento a chi, come una meretrice, è disposto a favorire chiunque per interesse: La rabbia fiorentina, che superba Fu a quel tempo sì com’ora è putta (Dante). ...
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fendere
fèndere v. tr. [lat. fĭndere] (io fèndo, ecc.; pass. rem. fendètti o fendéi, ant. féssi; part. pass. fenduto e fésso). – 1. Spaccare, dividere in due: Così vedess’io lui fender per mezzo Lo core [...] gli fendette l’elmo; f. un tronco d’albero. Per estens., lacerare: Con l’unghie si fendea ciascuna il petto (Dante). Intr. pron., spaccarsi: un monte grandissimo ... si fesse e partì per mezzo (G. Villani); aprirsi formando una fenditura: un legno ...
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mirare
v. tr. e intr. [lat. mīrari «meravigliarsi, ammirare» e nel lat. tardo «guardare»]. – 1. tr. a. Guardare con attenzione, con intensità, e per lo più con un particolare sentimento (ammirazione, [...] a guardare è in genere evidente dal contesto): Mostrasi sì piacente a chi la mira, Che dà per li occhi una dolcezza al core (Dante); errava muto Ove Arno è più deserto, i campi e il cielo Desïoso mirando (Foscolo); non so quanti di coloro lo stessero ...
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esempio
eṡèmpio (ant. eṡèmplo, exèmpio, essèmpio, essèmplo, essèmpro, assèmplo, assèmpro, e anche aṡèmplo, aṡèmpro) s. m. [dal lat. exemplum, der. di eximĕre «prendere fuori», part. pass. exemptus]. [...] modello a un artista: Come pintor che con essempro pinga (Dante). 2. a. Fatto particolare che serve a illustrare un’ ferma fede per essempro ch’aia La sua radice incognita e ascosa (Dante). b. Frase che, in testi scolastici, in manuali di traduzione ...
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deserto1
deṡèrto1 (ant. diṡèrto) agg. [dal lat. desertus, part. pass. di deserĕre «abbandonare»]. – 1. a. Spopolato, disabitato: paese d.; strade d.; Venimmo poi in sul lito diserto (Dante); errava muto [...] participio e nel sign. di «abbandonato», forma anche tempi composti, in frasi passive o attive: con quella compagna [= compagnia] Picciola da la qual non fui diserto (Dante); Agramante ... avea deserta L’armata, e con Sobrin n’era fuggito (Ariosto). ...
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stretto1
strétto1 agg. [part. pass. di stringere, che continua il lat. strĭctus, part. pass. di stringĕre]. – 1. a. Premuto, serrato fortemente: tenere s. una cosa, afferrarla e premerla con forza in [...] mente fissa, attenta: visione apparve che ritenne A sé me tanto stretto, per vedersi, Che di mia confession non mi sovvenne (Dante). Per sottolineare una mancanza di spazio che limita i movimenti: essere, trovarsi s. contro il muro, in un vicolo, tra ...
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revocare
(ant. o raro rivocare, non più usato nelle forme rizotoniche) v. tr. [dal lat. revŏcare, comp. di re- e vocare «chiamare»] (io rèvoco [ant. revòco o rivòco], tu rèvochi, ecc.). – 1. ant. o letter. [...] ); Rivocando nel cor l’usato ardire (Ariosto); di persona, richiamarla alla virtù: in sogno e altrimenti Lo rivocai (Dante); r. in dubbio, in forse, mettere in dubbio: oserei r. in dubbio la tua affermazione. 2. Dichiarare non più valida e operante ...
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mai
avv. [lat. magis «più»; v. ma’2 e ma1]. – 1. Nell’uso ant., con sign. vicino a quello etimologico, e di solito in unione o in corrispondenza con un non, equivale a «più»: Pensa che questo dì mai [...] non raggiorna! (Dante); Sparve il palagio, e mai non fo veduto (Boiardo); v. anche ma’2. 2. a. Nell’uso moderno, in frasi vale anche nel passato o nel futuro: Nulla speranza li conforta mai (Dante); non ho mai visto una cosa simile; non sarà mai (non ...
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Poeta (Firenze, tra il maggio e il giugno 1265 - Ravenna, notte dal 13 al 14 settembre 1321). Della madre, che dovette morire presto, non sappiamo che il nome, Bella; il padre, Alighiero di Bellincione di Alighiero, morto intorno al 1283, apparteneva...
Dante
In tutta l'opera sua D. nomina sé stesso (e per la forma del nome, v. DURANTE) solo in Rime XCIII 1 (Io Dante a te che m'hai così chiamato, in un sonetto di risposta a un amico), e in Pg XXX 55, dove si fa rimproverare da Beatrice: Dante,...