forma
fórma s. f. [lat. fōrma]. – 1. a. L’aspetto esteriore con cui si configura ogni oggetto corporeo o fantastico, o una sua rappresentazione: f. circolare, quadrata, ovale, sferica, regolare, irregolare; [...] di contenuto: come f. non s’accorda Molte fïate a l’intenzion de l’arte, Perch’a risponder la materia è sorda (Dante); nella storia dell’estetica il termine, non univoco, è stato inteso talora come ordine della trattazione di un tema (che nell’opera ...
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quinci
avv. [lat. tardo eccu(m) *hĭnce (variante di hĭnc «di qui»)], ant. – 1. Di qui, da questo luogo (come compl. di moto da luogo o anche, talvolta, di moto attraverso luogo): Q. non passa mai anima [...] ...; Or ti parrà, se tu q. argomenti [se trai le conseguenze di quanto ti ho detto], L’alto valor del voto (Dante). 2. In correlazione, quinci ... quindi, di qua ... di là, da una parte ... dall’altra (con valore generico, non necessariamente di moto ...
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vergine
vérgine s. f. e agg. [lat. vĭrgo -gĭnis, di etimo ignoto]. – 1. a. Donna che non ha mai avuto rapporti sessuali completi: una v.; santa Cecilia v. e martire; le v. Vestali; le sacre v., o assol. [...] Minerva; O sacrosante Vergini, se fami, Freddi o vigilie mai per voi soffersi, Cagion mi sprona ch’io mercé vi chiami (Dante), delle Muse. b. Con sign. più generico, nell’uso letter., giovinetta, fanciulla: Vergine era fra lor di già matura Verginità ...
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osso
òsso s. m. [lat. ŏs ŏssis] (pl. -i; in senso proprio e con valore collettivo, le òssa). – 1. a. Ciascuno degli elementi, duri, resistenti, di colore biancastro, formati di un particolare tessuto [...] e ch’ella è di carne e d’ossa come son le altre (Boccaccio). Anche semplicem. per significare il fatto d’esser vivo; e così in Dante: Mentre ch’io forma fui d’ossa e di polpe Che la madre mi diè (quand’ero ancora unita al corpo: è l’anima di Guido ...
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presso1
prèsso1 avv., prep. e s. m. [lat. presse «strettamente», avverbio der. di pressus, part. pass. di premĕre «premere»]. – 1. avv. Vicino, in luogo non lontano da quello in cui si parla o a cui [...] vicino): un giardino p. alla casa; nel bar p. alla stazione; con valore temporale: Ma se presso al mattin del ver si sogna (Dante); siamo già p. a Natale. c. Seguito dalla prep. di, non com. con senso spaziale: lo scolare ... tra salci e altri alberi ...
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gente2
gènte2 s. f. [lat. gens gĕntis, affine a gignĕre «generare», genus, genĭtus, ecc.]. – 1. Nella Grecia e in Roma antica, gruppo di famiglie che riconosceva un ceppo comune e prendeva spesso il [...] g. sono mutevoli; State contenti, umana g., al quia (Dante). Spesso, al contrario, può indicare pochissime persone, o anche g. da galera; g. di città, g. di campagna; poet. (in Dante), la morta g., la perduta g., i dannati. In partic.: g. di lettere ...
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nave
s. f. [lat. navis, affine al gr. ναῦς]. – 1. a. Nome generico delle costruzioni di una certa grandezza e capacità, munite di adeguati sistemi di propulsione, adibite al trasporto per acqua di persone [...] , traduz. da H. Heine); o di una comunità: la n. de l’umana compagnia dirittamente per dolce cammino a debito porto correa (Dante); anche per indicare il paese, lo stato, in quanto, come la nave, ha bisogno di chi lo governi: Nave sanza nocchiere in ...
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fortuna
s. f. [lat. fortūna, der. di fors fortis «caso, sorte»]. – 1. Propriam., nome di un’antica divinità romana, personificazione della forza che guida e avvicenda i destini degli uomini, ai quali [...] f. mie tante, e sì gravi (Petrarca). 6. letter. Fortunale, burrasca, tempesta sul mare: Ond’el piegò come nave in f. (Dante); Quando ingrossa ruggendo la f. (Manzoni); si disse anche f. di mare, e, con altre specificazioni, f. di vento, f. di pioggia ...
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meravigliare
(tosc. o letter. maravigliare) v. intr. e tr. [der. di meraviglia, maraviglia] (io meravìglio o maravìglio, ecc.). – 1. intr. pron. a. Provare meraviglia, essere preso da meraviglia, per [...] di meraviglia, di stupore: Non mi far dir mentr’io mi maraviglio, Ché mal può dir chi è pien d’altra voglia (Dante). 2. tr. a. Destare meraviglia in qualcuno, provocare un sentimento di meraviglia: meravigliò tutti con la sua eloquenza; ciò che dici ...
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mercede
mercéde (ant. merzéde) s. f. [lat. merces -ēdis, der. di merx mercis «merce»]. – 1. a. Ciò che si dà a una persona come compenso per un lavoro o corrispettivo per una prestazione; è vocabolo [...] suso a la mercede Ch’el meritò nel suo farsi pusillo (Dante), al premio eterno del paradiso, più esplicitamente detto m. eterna : s’elli hanno mercedi, Non basta, perché non ebber battesmo (Dante). 3. ant. Pietà, grazia: quanto più ’l tuo aiuto ...
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Poeta (Firenze, tra il maggio e il giugno 1265 - Ravenna, notte dal 13 al 14 settembre 1321). Della madre, che dovette morire presto, non sappiamo che il nome, Bella; il padre, Alighiero di Bellincione di Alighiero, morto intorno al 1283, apparteneva...
Dante
In tutta l'opera sua D. nomina sé stesso (e per la forma del nome, v. DURANTE) solo in Rime XCIII 1 (Io Dante a te che m'hai così chiamato, in un sonetto di risposta a un amico), e in Pg XXX 55, dove si fa rimproverare da Beatrice: Dante,...