pepe
pépe s. m. [lat. pĭper, voce di provenienza orient., come il gr. πέπερι]. – 1. Nome di alcune specie di piperacee del genere Piper, che comprende per lo più arbusti rampicanti tropicali, con foglie [...] quanto usato come condimento: non sapere né di sale né di p., non essere né sale né p., non metterci né sale né p. (per queste e altre altro motivo, qualche somiglianza con il pepe: a. P. d’acqua, pianta erbacea delle poligonacee (Polygonum hydropiper ...
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taglio
tàglio s. m. [der. di tagliare]. – 1. L’azione e l’operazione di tagliare, il fatto di venire tagliato: t. dei capelli (t. normale, corto, scalato, a caschetto, con la sfumatura alta o bassa, [...] cui l’operazione viene compiuta e la forma che ne risulta: t. a brillante, t. a cabochon (v. brillante2 e cabochon). c. In ; è un soprabito di t. antiquato; mettendosi una sua casacca d’un t. che aveva qualche cosa del militare (Manzoni). Più raram ...
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lingua
lìngua s. f. [lat. lĭngua (con i sign. 1 e 2), lat. ant. dingua]. – 1. a. Organo della cavità orale dei vertebrati, con funzione tattile e gustativa, che ha anche parte importante nel processo [...] tieni la l. a casa!), per ordinare il silenzio a chi parla troppo o non come dovrebbe; hai perso la l.?, a chi se ne sta muto quando insegnante di lingue; facoltà di lingue; laurea in lingue, ecc. d. In altri casi, con il sing., s’intende senz’altro ...
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sopra
sópra (ant. e letter., o region., sóvra) prep. e avv. [lat. sŭpra, sincopato da sŭpĕrā (parte), propr. «nella parte superiore, più alta», ablativo femm. dell’agg. supĕrus «che sta sopra»] (radd. [...] . Con sign. più determinati: a. Intorno a, riguardo a, in compl. d’argomento: ha parlato a lungo s. i recenti sviluppi pietra e vi si sedette s.; bada a non montarci s.; 800 euro sono pochi, ce ne metta s. (= ce ne aggiunga) altri 200 e l’affare ...
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ipercentrista
(iper-centrista), agg. Che manifesta in modo risoluto, e perfino eccessivo, posizioni politiche centriste. ◆ Modello statalista, iper-centrista, burocratico. Questa è l’accusa che il presidente [...] consuma con beffarda fulmineità la parabola di [Sergio] D’Antoni, che tanto a lungo ci aveva tenuto sulla corda per rivelarci il né con la destra né con la sinistra», di non essere «né fascista né comunista», di non schierarsi «né per le imprese né ...
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termine
tèrmine s. m. [dal lat. termĭnus «limite, confine»]. – 1. a. Sinon. letter. o raro di confine, come limite di paesi e regioni, poderi e altri spazî territoriali. È usato per lo più al plur.: [...] che in sì piccol t. si dimentichino (Boccaccio). d. Nel calendario liturgico, t. pasquale, il giorno che formato da un sostantivo o pronome preceduti dalla prep. a («ne parlerò al direttore»; «non chiederlo a me»; «dare inizio ai lavori»), o, senza ...
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debole
débole (ant. o region. débile) agg. e s. m. [dal lat. debĭlis]. – 1. agg. a. Che manca o è scarso di forza fisica: il malato è ancora d.; mi sento molto d.; un cavallo d., che non regge alla fatica; [...] . parere, o sim.: «Quand’è così», riprese il frate, «il mio d. parere sarebbe che non vi fossero né sfide, né portatori, né bastonate» (Manzoni). 3. s. m. Con valore neutro, il d. (con uso prob. esemplato sul fr. le faible), la cosa in cui uno è meno ...
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invaghire
v. tr. e intr. [der. di vago1] (io invaghisco, tu invaghisci, ecc.). – 1. tr. Far diventar vago, cioè desideroso, accendere il desiderio del godimento o del possesso o della realizzazione di [...] soggetto, alla persona stessa o alla cosa che suscita tali sentimenti e ne diventa l’oggetto: la ragazza (o la bellezza, la grazia di del paesaggio invaghisce a rimanervi. 2. Nell’intr. pron., invaghirsi, innamorarsi, accendersi d’improvviso amore o ...
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uscire
(ant. escire) v. intr. [lat. exīre, comp. di ex «fuori» e ire «andare», raccostato a uscio] (nella coniugazione, si ha il tema usc- quando l’accento cade sulla desinenza, èsc- quando cade sul [...] questa è la vera maniera d’uscirne a bene (Manzoni); al contr., uscirne male, avere esito cattivo, sfavorevole; ne sono uscito a stento, a fatica; te ne sei uscito con poco (dove equivale a cavarsela); siamo disposti a cedere, ma vorremmo uscirne con ...
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morire
v. intr. [lat. *mŏrīre per il lat. class. mŏri] (pres. muòio, muòri, muòre, moriamo, morite, muòiono [pop. mòio, mòri, mòre ..., mòiono; ant. o dial. mòro ..., mòrono]; cong. pres. muòia ..., [...] tempo non si vedeva, o anche muovere un lieve rimprovero a chi da tempo non si faceva vedere; chi muore giace, di felicità; si vede che muore di rabbia, d’invidia; muore per quella ragazza, ne è fortemente innamorato; prov., aspettare e non venire ...
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Scrittore latino di origine africana (Madaura 125 d. C. circa - Cartagine 180 d. C. circa). Narratore abilissimo, è una delle figure più singolari della letteratura latina; il suo stile, ricco di accorgimenti retorici ma personalissimo, esercitò...
Scrittore (Pescara 1863 - Gardone Riviera 1938). Fu uno dei maggiori esponenti del decadentismo europeo. Dotato di una cultura molto vasta, mostrò un'inesauribile capacità di assimilare le nuove tendenze letterarie e filosofiche, rielaborandole...