nome
nóme s. m. [lat. nōmen, da una radice comune a molte altre lingue indoeuropee (sanscr. nā̆ma, armeno anum, ittita lāman, gr. ὄνομα, got. namo, paleoslavo imę, albanese emër, ecc., forme certamente [...] le cose col loro n., nominarle esplicitamente, senza reticenze e senza eufemismi; inin parte per sé e in parte per il figlio); l’ambasciatore protestò in n. del suo governo. Anche con complementi astratti: in n. della legge, in n. della Chiesa, in ...
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cane1
cane1 s. m. (f. cagna, v.) [lat. canis]. – 1. Mammifero domestico della famiglia dei canidi (Canis lupus), con pelo più o meno folto e di vario colore, dimensioni e caratteristiche diverse a seconda [...] le cosein lungo senza concludere, evitare astutamente di mantenere un impegno, e sim. c. Proverbî: can che abbaia non morde (v. abbaiare); non svegliare (o non destare) il can che dorme, non molestare chi ha potere di nuocerti, quando se ne sta ...
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luna
s. f. [lat. lūna, affine a lūx «luce»]. – 1. a. Unico satellite naturale della Terra (l’oggetto celeste ad essa più vicino), di forma quasi sferica, privo di acqua e di atmosfera, la cui luminosità [...] mezzaluna, che è forma più comune); l. scema si dice in genere quando non mostra il disco intero. Età della l., il ignorare ciò che a tutti è noto, o si meraviglia per cose normalissime come se fossero una novità; eri ancora nel mondo della l., frase ...
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infelice
agg. [dal lat. infelix -icis, propr. «infecondo», comp. di in-2 e felix (v. felice)]. – 1. a. In senso soggettivo, di persona che non si sente felice, che ha lo spirito profondamente rattristato, [...] seguito a quell’incidente restò i. per tutta la vita. 2. Riferito a cose: a. Che è causa d’infelicità o l’ha insé; che è accompagnato o seguito o caratterizzato da sventure, dolori e sim.: avere avuto una vita i., un’infanzia i., un’i. sorte; essere ...
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luogo
luògo (pop. lògo) s. m. [lat. lŏcus] (pl. -ghi; ant. anche le luògora). – 1. a. In senso ampio, una parte dello spazio, idealmente o materialmente circoscritta: Dio è in ogni l.; con limitazione [...] settentr.: attraversando i campi o, come dicon colà, i luoghi, se n’andò per viottole (Manzoni). d. Edificio, o parte ragione, possibilità: c’è l. a sperare che le cose cambino in meglio. Nel linguaggio forense, luogo a procedere, motivo, fondamento ...
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quando
avv., cong. e s. m. [lat. quando]. – 1. avv. a. Ha la funzione di domandare, in frasi interrogative, in quale tempo o momento si determinerà, si è determinato o si determina, un fatto, una situazione [...] sono sentite dire cose simili?; da q. in qua si usa trattare così i genitori? In interrogazioni indirette: dimmi indicativo, ha lo stesso sign. di dato che, dal momento che, giacché e anche se: q. ti dico che non lo so, vuol dire che non lo so davvero ...
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misurare
miṡurare (ant. meṡurare) v. tr. [lat. tardo mensurare, der. di mensura «misura»]. – 1. Determinare la misura di una grandezza; eseguire una misurazione; prendere (o trovare, stabilire, calcolare) [...] 3. fig. a. Considerare, valutare, giudicare (per lo più di cose non materiali): m. la gravità di una colpa, l’entità di un persona, soprattutto in espressioni metaforiche: ognuno misura gli altri secondo il proprio metro (prendendo sé stesso come ...
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grave
agg. [lat. gravis]. – 1. a. Che ha peso, che è soggetto alla forza di gravità: i corpi g. (anche s. m., spec. al plur.: le leggi della caduta dei g.); e cantando vanìo Come per acqua cupa cosa [...] ; anche riferito alla persona: pare che il malato sia g.; i feriti più gravi. d. Riferito a cose che includono insé l’idea di un male, è in genere sinon., più espressivo, di grande: dolore, disgrazia, lutto g.; patire g. danno; subire g. perdite ...
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conoscibilita
conoscibilità s. f. [der. di conoscibile]. – Possibilità di essere conosciuto: la c. delle coseinsé; l’essere è la c. d’ogni cosa (Rosmini). ...
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restare
v. intr. [lat. restare, der. di stare] (io rèsto, ecc.; aus. essere). – 1. letter. a. Fermarsi, arrestarsi, non procedere oltre: Perch’io sia giunto forse alquanto tardo, Non t’incresca restare [...] letter., per indicare la conseguenza logicamente necessaria di cose dette in precedenza (il lat. restat «resta» era formula d’uso nella scuola medievale per introdurre la conclusione di un ragionamento): Resta, se dividendo bene stimo, Che ’l mal che ...
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Filosofo peripatetico (1º sec. d. C.), maestro di Nerone; scrisse commenti alle Categorie e forse al De caelo di Aristotele, utilizzati da Simplicio. Notevole la sua concezione degli universali, per la quale si collega a Boeto di Sidone e prelude...
Dottrina filosofica secondo la quale noi non conosciamo le cose 'come sono' (la loro essenza o sostanza, le 'cose in sé'), ma le cose 'come ci appaiono' (i fenomeni). G. Berkeley e D. Hume videro nei fenomeni la realtà stessa, senza alcun residuo...