orrore
orróre s. m. [dal lat. horror -oris, der. di horrere (v. orrido)]. – 1. a. Impressione violenta di ribrezzo, di repulsione, di spavento, provocata nell’animo da cose, avvenimenti, oggetti, persone [...] (v. horror). Anche, di cose che ripugnino moralmente: il suo cinismo mi fa orrore. In senso concr., la cosa stessa che o. è per lo più adoperata in tono scherz. per indicare avversione (soprattutto per ciò che non è insé un male): ha un sacro ...
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confondere
confóndere v. tr. [lat. confŭndĕre, comp. di con- e fŭndĕre «versare»] (coniug. come fondere). – 1. Mescolare insieme in modo disordinato, riunire cose che dovrebbero stare separate: chi m’ha [...] di Roma, Per c. insé due reggimenti [il potere spirituale e quello temporale], Cade nel fango, e sé brutta e la soma (Dante e cose che non meritano o non si ritiene che meritino interessamento, quindi anche perder tempo con qualcuno o in qualche ...
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nascondere
nascóndere v. tr. [lat. tardo inabscondĕre, comp. di in- e abscondĕre «nascondere»] (pass. rem. nascósi, nascondésti, ecc.; part. pass. nascósto). – 1. a. Sottrarre qualche cosa alla vista [...] che scuote le fronde (Pascoli). Nel rifl., fig., di cosein movimento che scompaiono alla vista per essere coperte da qualche cosa: luna si nascondeva tra le nuvole. 2. fig. Celare insé, non manifestare sentimenti, intenzioni, opinioni: cercò di n. ...
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misto
agg. e s. m. [lat. mĭxtus, part. pass. di miscere «mescolare»]. – 1. agg. Detto di ciò che è mescolato insieme con altre cose o con altri elementi, con i quali si fonde in modo più o meno omogeneo. [...] un uomo e una donna. h. In fonetica, vocali m., vocali che presentano combinati insé caratteri proprî di vocali diverse (sono , un misto Di cose diverse (Giusti); in chimica, m. cromico, lo stesso che miscela cromica (v. cromico). In senso fig.: lo ...
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sarrismo
(Sarrismo) s. m. La concezione del gioco del calcio propugnata dall’allenatore Maurizio Sarri, fondata sulla velocità e la propensione offensiva; anche, il modo diretto e poco diplomatico di [...] maggio 2018, Visioni) • Se un maestro non ha allievi non è un maestro, è un cantastorie. E se un sarrista batte l’ex squadra uno diretto a cui piace dire le cosein faccia e a cui piace che gli vengano dette le cosein faccia". (Sport Sky.it, 20 ...
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strada
s. f. [lat. tardo strata (sottint. via), femm. sostantivato di stratus, part. pass. di sternĕre «stendere, selciare»; propr. «(via) massicciata»]. – 1. a. Striscia di terreno più o meno lunga [...] un’ora di s., un giorno di s., tanta quanta se ne può fare normalmente in un’ora, in un giorno; iperb., un corridore, un ciclista, un , sviluppo, sia individuale sia collettivo, sia anche di cose astratte) le espressioni fare poca, molta s., e ...
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plurale
agg. e s. m. [dal lat. pluralis, der. di plus pluris «più»]. – Che si riferisce a più persone o cose, che indica o esprime il concetto della molteplicità. È termine usato esclusivam. in linguistica [...] . I nomi e gli aggettivi maschili in -o e in -e hanno il plur. in -i (tavolo-tavoli, cane-cani, lieto-lieti, felice-felici); i femminili hanno il plur. -e se terminano in -a (finestra-finestre), -i se terminano in -e (nave-navi). Sono invariabili al ...
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poco
pòco (tronc. po’ 〈pò〉) agg., pron. e avv. [lat. paucus] (pl. m. -chi). – 1. agg. Indica in genere quantità o numero limitato, scarso, e si contrappone direttamente a molto. Quindi, unito a un sost. [...] letter. in poco d’ora, in breve tempo). d. Ha più esplicito valore pronominale quando significa genericamente «poche cose» o anche quando è altrimenti determinato: quel po’ di roba che c’era se la son divisa fra loro; si crede chi sa chi per quel po ...
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essere2
èssere2 s. m. [uso sostantivato del verbo]. – 1. a. La condizione di aver vita, di avere realtà, esistenza, conforme al sign. primo e assoluto del verbo: l’e. e il nulla; passare dall’e. al non [...] ). Quindi ente, nel suo valore assoluto: l’E. supremo, l’e. insé, Dio. b. Si può riferire anche (e con quest’uso può avere il plur. esseri) agli uomini e alle cose esistenti, con valore indeterminato: tutti gli e. viventi; gli e. intelligenti, gli ...
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giocare
(letter. giuocare, ant. giucare) v. intr. e tr. [lat. iŏcare, iŏcari «scherzare»] (io giòco o giuòco, tu giòchi o giuòchi, ecc., ma le forme con dittongo sono ormai rare, sia fuori d’accento [...] , con la salute, esporle a rischio, trattarle come se non fossero cose serie. c. Nel linguaggio venatorio, detto degli uccelli di volerci ingannare, di tirare le cosein lungo e sim.); prov., fortunato (o chi ha fortuna) in amor non giochi a carte. b. ...
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Filosofo peripatetico (1º sec. d. C.), maestro di Nerone; scrisse commenti alle Categorie e forse al De caelo di Aristotele, utilizzati da Simplicio. Notevole la sua concezione degli universali, per la quale si collega a Boeto di Sidone e prelude...
Dottrina filosofica secondo la quale noi non conosciamo le cose 'come sono' (la loro essenza o sostanza, le 'cose in sé'), ma le cose 'come ci appaiono' (i fenomeni). G. Berkeley e D. Hume videro nei fenomeni la realtà stessa, senza alcun residuo...