malizia
malìzia s. f. [dal lat. malitia, der. di malus «malvagio»]. – 1. a. Tendenza, inclinazione a commettere il male consapevolmente: la m. del demonio; l’intenzione stessa, la volontà di fare il [...] , o il compiacimento di vedere il male anche dove non c’è; anche con riferimento alla sfera erotica o sessuale: ho . 3. ant. Condizione di malattia, di infezione, di corruzione: Quando fu l’aere sì pien di malizia, Che li animali ... Cascaron tutti ( ...
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torto2
tòrto2 s. m. [uso sostantivato dell’agg. prec.; propr. «ciò che non è retto, che non è giusto»]. – 1. Il contrario di diritto1, quindi azione ingiusta, ingiuriosa, colpevole: pensa ch’i’ sono [...] , fare un’ingiustizia, con varie sfumature di sign.: Francesco venne poi, com’io fu’ morto, Per me; ma un d’i neri cherubini Li disse: «Non portar del successo, ma i fatti hanno finito col dargli torto. c. Locuz. avv. a torto (contr. di a ragione), ...
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sbandamento2
sbandaménto2 s. m. [der. di sbandare2]. – 1. Lo sbandarsi, soprattutto di truppe, reparti, o militari isolati: l’urto nemico provocò lo s. dell’intera divisione; reato di s., previsto dal [...] delle persone che costituivano un gruppo, perdita della coesione materiale e spirituale tra i componenti di un nucleo, di un complesso: all’improvviso fischio delle sirene, vi fu un rapido s. dei partecipanti al corteo; dopo la morte del padre ...
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tacco
s. m. [prob. retroformazione da taccone] (pl. -chi). – 1. Rialzo della scarpa, attaccato alla suola in corrispondenza e sotto al calcagno, alto da pochi millimetri a parecchi centimetri (come in [...] battere i t. (o il t.), prendere la fuga, svignarsela: Dunque fu detto che battesse il t. (Giusti); nel gioco del calcio, colpire stesso e il pennone o albero al quale esso è fissato. c. Pezzo di legno tornito, cilindrico o leggermente conico, che ...
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vivente
vivènte agg. e s. m. [part. pres. di vivere]. – 1. agg. Che vive, dotato di vita: organismi, esseri v.; fu trovato ancora v.; in locuz. particolari (nelle quali sostituisce il più com. vivo): [...] non c’era anima v.; lingue v., lingue attualmente parlate (in opposizione a lingue morte); che bel ritratto: è v.!, per la somiglianza e la vivacità dell’espressione; in usi estens. poetici: e poi che nullo Vivente aspetto gli molcea la cura (Foscolo ...
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privilegiare
v. tr. [der. di privilegio] (io privilègio, ecc.). – 1. Accordare un privilegio, un favore o un vantaggio particolare (che, se precisato, viene introdotto con le prep. con, per, di): l’uomo [...] furono privilegiate della cittadinanza romana; la storia, quale fu fatta sinora, rassomiglia ad un cimitero, in cui forse più degni degli infiniti dimenticati che lor giacciono intorno (C. Cattaneo); con uso assol., dotare di particolari doni e ...
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gia
già avv. [lat. iam]. – 1. a. Riferito a un verbo o a una locuz. in funzione di predicato, indica che nel momento in cui si parla, o di cui si parla, un fatto è ormai compiuto o sta compiendosi o [...] cosa): t’ho già avvertito più volte; eppure quella faccia l’ho già vista in qualche luogo. c. Per l’addietro, in tempi passati: in Firenze fu già un giovane chiamato Federigo (Boccaccio). Davanti a un sostantivo, e sottintendendo i verbi essere o ...
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macedonico
macedònico agg. [dal lat. Macedonĭcus, gr. Μακεδονικός] (pl. m. -ci). – Che si riferisce alla Macedonia o ai Macedoni: guerre m., le tre guerre combattute tra Romani e Macedoni negli anni [...] dal 215 al 168 a. C., conclusesi con la fine del regno di Macedonia. Presso i Romani, fu anche soprannome di comandanti famosi per le loro gesta nelle guerre contro la Macedonia: Q. Cecilio Metello Macedonico. ...
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ovvero
ovvéro cong. [comp. di o2 e vero]. – Forma rafforzata della cong. disgiuntiva o, usata soprattutto quando il secondo termine, a cui si premette, è costituito da un’intera proposizione: o tu ti [...] . di oppure, di cui ha lo stesso valore. Come ossia, fu di uso frequente in passato per introdurre un sottotitolo di opere letterarie, Guerrazzi; Satanella, ovvero la mano della morta, di C. Invernizio. Nell’uso corrente ha attualmente una funzione ...
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carneficina
(o carnificina) s. f. [dal lat. carnificina, der. di carnĭfex -fĭcis «carnefice»]. – 1. ant. Uccisione o tortura fatta dal carnefice: ebbe per ventotto anni a provare ... tutte le più dolorose [...] c. di graffi, di uncini (Segneri). 2. fig. Strazio delle carni di una persona o di un animale: non è un’operazione degna di un chirurgo, è una carneficina. 3. Più com., uccisione di più persone, strage: la città fu invasa, e ne seguì un’orrenda ...
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Retore greco (circa 160-225 d. C.); fu famoso da giovanetto per la sua facilità d'improvvisazione. I suoi scritti tecnici di retorica, a noi giunti, costituirono un vero e proprio corso (specialmente la parte Sulle idee, cioè le figure o qualità...
Liberto d'origine, nel 52-60 d. C. fu procuratore della Giudea, che governò molto duramente; dopo il suo richiamo fu accusato, ma senza conseguenze, dagli Ebrei. Sposò Drusilla, nipote di M. Antonio il triumviro, in seguito un'altra Drusilla...