ributtare
v. tr. [comp. di ri- e buttare]. – 1. a. Buttare di nuovo, nei varî sign. del verbo semplice: raccolse il giocattolo, e poi lo ributtò a terra; nel rifl.: hai ancora bisogno di riposo, ribùttati a letto; si ributtò nel fiume per salvare anche l’altro amico; fig., ributtarsi giù, ricadere nell’avvilimento fisico o morale. b. Usato assol., delle piante, rimettere i germogli, le gemme: il pesco quest’anno non ha ancora ributtato; di ferite e piaghe, o ascessi aperti, secernere di nuovo pus o altri liquidi analoghi. 2. Buttare fuori quel che s’era messo dentro o che s’era ricevuto: il mare ributtò dopo due giorni il corpo del naufrago. 3. Respingere energicamente: r. i nemici oltre la trincea; virilmente si difese, lui con villane parole e altiere ributtando indietro (Boccaccio). 4. Con uso intr. (aus. avere), fig. e non com., suscitare un senso di ribrezzo, di repulsione, di orrore: la sua bruttezza, la sua volgarità, il suo modo di parlare mi ributta; anche assol.: sono cose che ributtano. In questo senso, che deriva dal prec., il verbo è divenuto intr. per influenza del sinon. ripugnare. ◆ Part. pres. ributtante, anche come agg. (v. la voce).