revocare
(ant. o raro rivocare, non più usato nelle forme rizotoniche) v. tr. [dal lat. revŏcare, comp. di re- e vocare «chiamare»] (io rèvoco [ant. revòco o rivòco], tu rèvochi, ecc.). – 1. ant. o letter. Richiamare, in senso proprio: lo costrinse a rivocare Niccolò Piccino di Toscana (Machiavelli); più spesso, in usi fig., richiamare in vita istituti, costumi; richiamare alla memoria sentimenti, pensieri, avvenimenti: Se ciò ch’è detto a la mente revòche (Dante); Rivocando nel cor l’usato ardire (Ariosto); di persona, richiamarla alla virtù: in sogno e altrimenti Lo rivocai (Dante); r. in dubbio, in forse, mettere in dubbio: oserei r. in dubbio la tua affermazione. 2. Dichiarare non più valida e operante una disposizione o una decisione precedentemente adottata (v. anche revoca): r. un incarico, un mandato fiduciario, un ordine; r. un negozio giuridico, un contratto, in diritto civile; r. un atto amministrativo, una nomina, una concessione, in diritto amministrativo, e r. dall’ufficio un pubblico dipendente, un sindaco, disporne la rimozione dall’ufficio; r. un’apertura di credito, un ordine di borsa, nel linguaggio bancario.