reverse convertible
loc. s.le m. o f. inv. Titolo obbligazionario che conferisce al portatore il diritto di incassare, alla scadenza, una cedola superiore al rendimento del mercato e di ottenere, sulla base del regolamento stabilito all’emissione, il rimborso dell’importo nominale o, in alternativa, un numero predeterminato di azioni. ◆Le nuove proposte di obbligazioni strutturate. Scommettere sui bond convertibili al contrario. I sottoscrittori rischiano di diventare azionisti delle blue chip interessate a prezzi non convenienti, ma in cambio incassano cedole decisamente appetibili. Si chiamano reverse convertible. In italiano potrebbe suonare come «convertibili al contrario»: sono obbligazioni di nuovo «conio» che hanno riscosso subito un buon successo nel comparto dei prodotti strutturati, oggi in gran voga. (Roberto Rossi, Corriere della sera, 20 luglio 1998, Corriere Soldi, p. 2) • Capire come funzionano non è facile considerando che sul mercato c’è un’ampia varietà di obbligazioni strutturate: si va infatti dalle rischiose reverse convertible, che hanno una cedola fissa e a scadenza sono convertibili in azioni se il valore di quest’ultima è inferiore a un determinata soglia (strike price), alle più semplici index o equity bond, obbligazioni con un’unica cedola finale o più cedole variabile in funzione dell’andamento di indici, azioni o panieri; (Anna Messia, Stampa, 21 ottobre 2002, p. 21, Economia) • Quello che si vuole evitare è quanto successo in passato per i covered bond, i reverse convertible e altri prodotti strutturati sottoscritti anche da chi non rientrava nella tipologia dell’investitore adatta a quel tipo di prodotti. (Walter Galbiati, Repubblica, 18 giugno 2007, Affari & Finanza, p. 53).
Espressione ingl. composta dal s. reverse (‘contrario, inverso’) e dall’agg. convertible (‘convertibile, trasformabile’).