resto
rèsto s. m. [der. di restare]. – 1. a. Ciò che rimane di un tutto, a cui è stata tolta o è venuta meno una parte per consumo, guasto, distruzione, o per altra causa: metti nel frigo il r. del pollo; queste mura sono il r. di un grande castello; con il r. della somma comperò dei libri; di tempo: impiegò il r. della giornata a studiare; il r. del viaggio si svolse senza incidenti; passò in convento il r. dei suoi giorni; di cose estese nello spazio: il r. del campo è coltivato a grano; questa stanza rimane separata dal r. della casa; di persone: dopo la sconfitta il r. dell’esercito si dette alla fuga; i due amici rimasero separati dal r. della compagnia; tranne la madre, tutto il r. della famiglia è contro di lui. Nel plur., quanto resta, quanto sussiste ancora: giocare con i r., nel poker, impegnarsi in una mano nei limiti di quanto resta della cassa iniziale; con tono più elevato: sul suo viso si scorgevano ancora i r. dell’antica bellezza; i r. dell’antica potenza, grandezza, ricchezza; i r. mortali, di persona, il cadavere, le ceneri. b. In psicanalisi, r. diurni, espressione usata da Freud nella sua Interpretazione dei sogni a denotare quei contenuti della veglia che compaiono all’interno del sogno o delle associazioni libere. c. In matematica, r. della divisione, il numero, eventualmente nullo, che si ottiene sottraendo da un numero intero positivo un altro il maggior numero possibile di volte, senza però ottenere un risultato negativo, o, il che è lo stesso, il numero che, sommato al prodotto del quoziente per il divisore, dà il dividendo. d. Nelle consultazioni elettorali, i resti, i voti eccedenti rispetto a quelli necessarî per l’elezione di uno o più candidati, o anche i voti dati a liste che non raggiungono il quoziente necessario per l’elezione di almeno un candidato nelle singole circoscrizioni. 2. a. Ciò che rimane da fare o da dire, o da dare o da ricevere, per completare qualche cosa che attende ancora il suo compimento (in questo senso solo al sing.): tu ti occuperai dei bagagli, io farò il r.; se voi porterete la frutta e il dolce, noi provvederemo al r. della cena; questo è ancora niente, sentirai il r.!. Nella locuz. avv., del r., per il r., quanto al r., nel r., per quanto resta da dire, in tutto quanto il resto; spesso, con valore avversativo, per altro: a parte qualche acciacco, per il r. sta bene; con valore avversativo più attenuato, ripigliando il discorso: del r., non bisogna disperare. b. Più in partic., il denaro che deve ricevere, o ha ricevuto indietro, chi ha dato come pagamento un’unità di moneta superiore al prezzo: non posso darle il r. perché non ho spiccioli; mi hanno dato in r., o come r., un biglietto da dieci euro falso; mi sono dimenticato di prendere il resto. In senso fig.: ha avuto il (suo) r., ha avuto quel che si meritava, di rimproveri o di busse; avere, dare il r. del carlino, con riferimento alla moneta di questo nome (v. carlino1), avere, dare la giunta, per lo più un seguito di rimproveri, punizioni, legnate, dopo quelli avuti in un primo tempo: per ora basta così, più tardi a casa ti darò il r. del carlino (Resto del carlino è anche il titolo di un quotidiano di Bologna, fondato nel 1885, così chiamato perché in origine si vendeva nelle tabaccherie per il prezzo di due centesimi, che era il resto di chi con un carlino comprava un sigaro); ormai più com., avere, dare il r.: l’uomo ... rispondeva a suo figlio che se non la smetteva di parlare a vanvera, se non si decideva a lavorare sarebbe andato su a dargli il r. che si meritava (Sandro Onofri). c. R. di cassa, l’insieme dei mezzi monetarî risultanti in un determinato momento a disposizione di un’azienda dopo una serie di operazioni di incasso e di pagamento. d. Nell’uso ant., lo stesso che residuo: Libro dei r., registro veneziano in cui erano annotati i residui di tributi ancora da riscuotere. ◆ Dim. e spreg. resticciòlo: un resticciolo di spiriti guerreschi, che l’umiliazioni e le macerazioni non avevano potuto spegner del tutto (Manzoni).