respingere
respìngere v. tr. [comp. di re- e spingere] (coniug. come spingere). – 1. Spingere, ricacciare indietro, con più o meno violenza o disprezzo o almeno noncuranza: respinse con decisione l’assalitore; i nostri soldati hanno respinto il nemico oltre il fiume; gli agenti respingevano la folla che faceva ressa intorno al palco; il naufrago cercò di afferrarsi alla corda, ma un’ondata lo respinse lontano. In usi fig.: un tanfo, un veleno, una peste, che li respinge indietro (Manzoni); r. sdegnosamente un aiuto, un dono non richiesto, un’insinuazione, una proposta disonesta; cercò di r., senza riuscirvi, quel pensiero molesto, la preoccupazione che lo assillava; non r. quest’ultima occasione che ti si offre; corteggiava quella donna con accanimento, ma ne era sistematicamente respinto. 2. Non accogliere o non approvare, non ricevere o non accettare (senza più idea di violenza o di disprezzo): il presidente ha respinto la sua domanda di grazia; il mio ricorso al ministero è stato respinto; la Camera respingerà certo la legge; il pacco fu respinto al mittente; lo hanno respinto agli esami di maturità. ◆ Part. pres. respingènte, com. come agg. e, con sign. partic., come s. m. (v. la voce ). ◆ Part. pass. respinto, anche come agg. e sost. (v. la voce).