resistere
resìstere v. intr. [dal lat. resistĕre, comp. di re- e sistĕre «fermare, fermarsi»] (aus. avere). – 1. Opporsi a un’azione, contrastandone l’attuazione e impedendone o limitandone gli effetti. a. Riferito a persone, o anche ad animali, che si oppongono all’azione di altre persone o di animali: r. al nemico (anche contro il nemico), e r. all’urto delle forze corazzate nemiche, ai reiterati attacchi dell’avversario, nel linguaggio milit. e sport. (anche assol.: l’ordine è di r. fino all’ultimo uomo); r. agli aggressori, ai rapitori, r. alla forza pubblica; cercava di far spostare il mulo, ma questo resisteva (e in usi fig., come opposizione ad azioni non materiali: Mi guardi con occhi penetranti E dici che nessuno ti ha mai resistito E non capisci perché io ti resisto (Alda Merini); i genitori non volevano che si sposassero così giovani e hanno resistito per un po’, ma poi hanno dovuto acconsentire); o che contrastano azioni e forze materiali e fisiche, o psichiche o morali: cercava di r. all’impeto del vento, alla corrente del fiume in piena; r. alle avversità, alle sofferenze, alla tortura; cercare di r. a un impulso, all’istinto, alla rabbia; non r. alla tentazione; con diversa costruzione: non resisto più, con quella chiacchierona, o con questo fumo; sempre gli stessi discorsi: non ci resisto più! b. Riferito a cose inanimate (elementi naturali, materiali o prodotti, costruzioni e oggetti varî), esercitare un’azione che contrasta una forza fisica, impedendone o limitandone gli effetti: l’acqua resiste più dell’aria al moto dei veicoli in essa immersi; la scossa di terremoto fu così forte che solo pochi edifici poterono r.; tentò di aprire la porta, ma questa resisteva; poiché la cassaforte resisteva alla lancia termica, i ladri hanno desistito dall’impresa. In usi estens. e fig.: una lingua, un testo che resiste a ogni tentativo di decifrazione; una bellezza che resiste al (o nel) tempo; un virus, o una malattia, che resiste a ogni terapia. 2. Avere la capacità e la proprietà di sopportare agevolmente, senza conseguenze negative, azioni e forze, condizioni e fattori normalmente avversi e dannosi: un individuo (un atleta, un corridore, ecc.), o anche un cavallo, un cane da caccia, che resiste bene alla fatica, allo sforzo prolungato; un organismo che resiste alla malattia; in biologia, come capacità di organismi umani e animali di non risentire l’azione di sostanze tossiche e velenose, oppure di specie e ceppi di batterî di non essere soggetti all’azione di determinati composti chimici tossici o farmaci (spec. antibiotici o chemioterapici): un soggetto che resiste alle infezioni; mosche, zanzare che resistono ai normali insetticidi; germi resistenti alla penicillina; in botanica, come capacità di piante di non essere danneggiate da parassiti o da fattori ambientali sfavorevoli: piante da frutto che non resistono al gelo, al freddo o al caldo; una varietà di frumento che resiste ai parassiti; r. alle sollecitazioni, e r. a pressione, a trazione, a flessione, riferito, nella scienza delle costruzioni e nella tecnologia dei materiali, a materiali, sistemi e strutture; r. al calore, in termologia; nell’uso com., riferito a oggetti e prodotti: r. all’usura, all’attrito, all’umidità; colori, tinte che resistono, che non sbiadiscono (v. anche resistenza). 3. Nel linguaggio forense, r. alla domanda, opporsi, da parte del convenuto, all’accoglimento della domanda giudiziale fatta dall’attore al giudice come atto introduttivo del giudizio (v. domanda, nel sign. 2). ◆ Part. pres. resistènte, anche come agg. e s. m. e f. (v. la voce).